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La situazione ad Haiti oggi è critica: violenze e deportazioni continuano a peggiorare. Nonostante l’emergenza, l’attenzione dei media è limitata. È necessario continuare a parlare di questo Paese, affinché i principali attori politici coinvolti intensifichino gli sforzi per attenuare la violenza e conseguire, quanto prima possibile, una sufficiente sicurezza pubblica.

Tutto questo evidenzia la necessità di fornire aiuti per Haiti, soprattutto per le comunità più vulnerabili, tra cui i bambini.

Aiuti per Haiti: l’allarme dei Vescovi

Haiti oggi: l’escalation delle violenze e i bisogni umanitari

Lo scorso novembre, a causa dell’escalation di violenze e deportazioni, i bisogni umanitari per Haiti sono notevolmente aumentati. Le violenze nella capitale Port-au-Prince hanno provocato lo sfollamento di oltre 41.000 persone in soli dieci giorni, segnando l’ondata più consistente dall’inizio del 2023. Il 90% degli sfollati ha trovato rifugio in luoghi con gravi carenze di servizi di base, come acqua, servizi igienici e assistenza sanitaria (fonte: IOM novembre 2024).

Le bande armate hanno peggiorato la crisi ad Haiti attaccando un aereo.

Bambini Haiti: loro sono le principali vittime

I bambini haitiani sono le vittime principali di questa situazione disastrosa.

Ad Haiti oltre 900 scuole sono chiuse o con attività sospese a causa degli attacchi armati, per la paura di subire violenze o perché adibite a rifugi per le famiglie sfollate. Il numero delle strutture chiuse nel giugno 2024 è aumentato del 20% rispetto a quello dello stesso periodo del 2023.

Si stima che nel 2024 oltre 400.000 bambini abbiano perso l’opportunità di ricevere un’istruzione a causa dello sfollamento o della chiusura delle scuole.
Il mese di ottobre 2024 è stato caratterizzato da deportazioni di massa di haitiani attualmente all’estero. All’inizio del mese, le autorità della Repubblica Dominicana hanno infatti annunciato piani per deportare e/o rimpatriare circa 11.000 haitiani a settimana. Al 31 ottobre, quasi 160.000 persone erano state costrette a tornare ad Haiti, tra cui oltre 8.200 bambini (fonte: UNICEF ottobre 2024).

Un episodio in particolare ha fatto precipitare ulteriormente la situazione: lo scorso 11 novembre le bande armate che controllano la capitale hanno attaccato un aereo. Da quel giorno Port-au-Prince è rimasta isolata e il conseguente blocco del flusso degli aiuti per Haiti ha causato la fuga di 20.000 persone. Lo scalo ha riaperto solo un mese dopo.

La sollecitudine della Chiesa

In questo contesto di continuo deterioramento della sicurezza, il 15 novembre scorso la Conferenza Episcopale ha rivolto al Governo e alla società civile un appello, attraverso la denuncia dei Vescovi: «Nel Paese non c’è pace e non possiamo pensare di ottenerla seminando violenza. È necessario che tutti gli attori politici, la società civile e i gruppi armati e non armati si impegnino per risolvere questa crisi e far cessare le violenze».

«Tutti ci sentiamo minacciati», ha raccontato ad ACS l’Arcivescovo Max Leroy Mésidor, Presidente della Conferenza Episcopale, commentando l’isolamento internazionale in cui Haiti si trova al momento: «Da due anni stiamo adottando una strategia pastorale di sopravvivenza, ma la situazione si è fatta più difficile». Rafforzare la Chiesa del paese Caraibico consentirà di proteggere e confortare la popolazione, a stragrande maggioranza cristiana.

Come dare il proprio contributo attraverso alcuni aiuti ad Haiti

Di fronte a questa situazione disastrosa, è fondamentale intensificare gli aiuti ad Haiti. Attraverso i progetti promossi da ACS Italia, è possibile contribuire al sostegno delle famiglie sfollate e dei bambini privati dell’istruzione.

Dona ora per aiutare i bambini di Haiti e sostenere le iniziative umanitarie. Ogni contributo può fare la differenza.

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