Rapporto sulla libertà religiosa 2016

Nato nel 1999 per iniziativa della sede italiana di Aiuto alla Chiesa che Soffre, il Rapporto – giunto nel 2016 alla XIII edizione – testimonia l’impegno di ACS in favore della libertà religiosa. Anno dopo anno, lo studio si è imposto all'attenzione delle Gerarchie ecclesiastiche e di diplomatici, politici e giornalisti, come uno strumento indispensabile per chi voglia conoscere la situazione della libertà religiosa in tutti i Paesi del mondo. Pur redatto da una Fondazione cattolica, il Rapporto mantiene un approccio non confessionale perché denuncia le violazioni della libertà religiosa ai danni dei credenti di qualsiasi fede.

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RAPPORTO 2018 LIBERTÀ RELIGIOSA NEL MONDO AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE

300 MILIONI DI CRISTIANI NEL MONDO VIVONO IN TERRE DI PERSECUZIONE. UNO OGNI SETTE

Nel mondo un cristiano ogni 7 vive in un Paese di persecuzione. La fotografia che emerge dalla XIV edizione del Rapporto sulla libertà religiosa di Aiuto alla Chiesa che Soffre, presentato questa mattina a Roma presso l’Ambasciata italiana presso la Santa Sede, è fortemente cupa, in special modo per i cristiani che continuano ad essere il gruppo di fede maggiormente perseguitato. Sono infatti quasi 300 milioni i cristiani che vivono in Paesi di persecuzione.

Nel periodo preso in esame dal Rapporto – dal giugno 2016 al giugno 2018 – si riscontra un aumento delle violazioni della libertà religiosa in molti Stati.

In totale sono stati identificati 38 PAESI in cui si registrano GRAVI O ESTREME VIOLAZIONI DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA. 21 Paesi sono classificati come di PERSECUZIONE: Afghanistan, Arabia Saudita, Bangladesh, Birmania, Cina, Corea del Nord, Eritrea, India, Indonesia, Iraq, Libia, Niger, Nigeria, Pakistan, Palestina, Siria, Somalia, Sudan, Turkmenistan, Uzbekistan e Yemen. 17 invece sono luoghi di DISCRIMINAZIONE: Algeria, Azerbaigian, Bhutan, Brunei, Egitto, Federazione Russa, Iran, Kazakistan, Kirghizistan, Laos, Maldive, Mauritania, Qatar, Tagikistan, Turchia, Ucraina e Vietnam. In sintesi: il 61% della popolazione mondiale vive in Paesi in cui non vi è rispetto per la libertà religiosa; nel 9% delle nazioni del mondo vi è discriminazione; e nell’11% degli Stati vi è persecuzione.

In 17 di dei 38 Stati in cui si registrano violazioni della libertà religiosa – ovvero quasi la metà del totale dei Paesi di persecuzione e discriminazione – la situazione è peggiorata durante il periodo in esame. In altri – quali COREA DEL NORD, ARABIA SAUDITA, NIGERIA, AFGHANISTAN ed ERITREA – il quadro è rimasto invariato, giacché così grave da non poter peggiorare.

Una tendenza preoccupate emersa nel periodo analizzato è l’aumento del nazionalismo aggressivo ai danni delle minoranze, degenerato a tal punto da poter essere definito ULTRA-NAZIONALISMO. Tale fenomeno si è sviluppato in modo diverso a seconda dei Paesi. Significativo il caso dell'INDIA dove si evidenziano sempre più atti di violenza ai danni delle minoranze religiose. Il forte aumento delle violenze ai danni delle minoranze religiose in India è coinciso con l'ascesa del Bharatiya Janata Party (BJP) e non registra battute di arresto. Nel 2017 sono stati infatti compiuti 736 attacchi contro i cristiani, con un netto aumento rispetto ai 358 del 2016.

 

L’ultra-nazionalismo non si identifica necessariamente con una religione. Spesse volte infatti si manifesta come una generale ostilità dello Stato nei confronti di tutte le fedi e si traduce in misure restrittive che limitano fortemente la libertà religiosa. Esempi eclatanti in tal senso sono la CINA, dove i nuovi “regolamenti sugli affari religiosi”, impongono ulteriori restrizioni ai gruppi religiosi, e la COREA DEL NORD, dove si ritiene che migliaia di cristiani siano detenuti in campi di prigionia, dove ricevono un trattamento più duro degli altri detenuti a causa della loro fede.

Il successo delle campagne militari contro ISIS ed altri gruppi iper-estremisti ha in qualche modo “celato” la diffusione di altri movimenti militanti islamici in regioni dell'Africa, del Medio Oriente e dell'Asia. Il fondamentalismo di matrice islamica è presente in 22 Paesi, in cui vivono in totale un miliardo e 337 milioni di persone

Se Boko Haram in NIGERIA sembra perdere terreno, nel periodo in esame sono aumentate le violenze da parte dei pastori militanti islamici di etnia fulani.

Violenti attacchi anticristiani continuano a verificarsi in EGITTO, dove ai quattro gravi attentati avvenuti nel periodo in esame al Cairo, Alessandria, Tanta e Minya, si aggiunge l'attacco terroristico del 2 novembre scorso al bus di pellegrini copti a Minya.

Un’altra piaga che affligge la comunità cristiana egiziana è il rapimento e la conversione forzata all’Islam di adolescenti, ragazze e donne cristiane. Almeno sette ragazze copte sono state rapite e convertite nell'aprile 2018. La stessa sorte spetta ogni anno a circa 1000 ragazze cristiane e indù in PAKISTAN.

Quello delle violenze ai danni delle donne è un tema che ACS ha più volte portato all’attenzione e che è denunciato anche dal presente Rapporto. Gruppi militanti islamici che agiscono in Africa e in Medio Oriente, quali ISIS e Boko Haram utilizzano lo stupro e la conversione forzata delle donne come un’arma.

Non va sottaciuta inoltre la cortina di indifferenza dietro la quale le vulnerabili comunità di fede continuano a soffrire, mentre la loro condizione viene ignorata da un Occidente secolarizzato.

La maggior parte dei governi occidentali non ha provveduto a fornire la necessaria e urgente assistenza ai gruppi di fede minoritari, in particolare alle comunità di sfollati che desiderano tornare a casa nelle rispettive nazioni dalle quali sono stati costretti a fuggire.