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L’escalation di violenza di inizio marzo ha diffuso paura e sconcerto, anche fra le comunità cristiane, che hanno già sofferto molto negli ultimi dieci anni. Nonostante questa situazione di incertezza, ACS non solo completerà i tanti progetti in corso, ma ne realizzerà di nuovi perché i bisogni della comunità cristiana siriana sono tuttora significativi e molti fratelli non hanno lavoro.  

I cristiani in Siria chiedono pari diritti e piena rappresentanza nel nuovo assetto politico

Dopo il rovesciamento del regime di Bashar al-Assad i leader cristiani in Siria hanno espresso la volontà di lavorare con il governo provvisorio per costruire un Paese basato sulla parità di diritti. La comunità cristiana intende assumere un ruolo effettivo e rifiuta di essere etichettata come minoranza religiosa che necessita di un trattamento speciale o, peggio, cittadini di seconda classe.

In Siria oggi l’obiettivo è, al contrario, essere adeguatamente rappresentati nelle istituzioni statali. Nel corso di diversi incontri ad alto livello tra i leader cristiani e funzionari del nuovo establishment politico, questi ultimi hanno fornito rassicurazioni sul pieno rispetto di tali legittime aspirazioni.

Il governo di transizione ha inoltre promesso di rispettare la libertà religiosa, ma alcuni incidenti in diverse parti del Paese hanno indotto la comunità cristiana a considerare queste garanzie con cautela.

«Damasco è sotto i riflettori e questo spinge gli ex ribelli a essere più pacifici e a mantenere un’immagine positiva. Tuttavia, si verificano ancora singoli episodi, come la richiesta alle donne di indossare il velo, o quella rivolta a uomini e donne affinché non camminino insieme qualora non siano parenti. Lo stesso accade ad Aleppo»
F
onte anonima per motivi di sicurezza. 

 La paura e le restrizioni imposte aggravano la condizione dei cristiani perseguitati in Siria

La mancanza di una forte autorità centrale ha permesso ad alcuni piccoli gruppi o individui di imporre misure più radicali, come la segregazione sui trasporti pubblici o l’obbligo di indossare il velo per le donne.

«A Homs e Hama la situazione è più difficile. È un’area mista, con dieci confessioni religiose che vivono nello stesso luogo, il che rende la situazione problematica. Lo era anche durante la guerra in Siria. La gente evita di stare per strada dopo le 17:00. Ci sono jihadisti che usano megafoni per invitare le persone a convertirsi all’Islam e dicono alle donne di velarsi. La paura è davvero molto forte, i cristiani non possono lavorare, molti restano a casa»
Fonte locale.

Il massacro in Siria del 7 marzo

Non si fermano le stragi, e con esse il numero di abitati siriani e cristiani uccisi. Secondo un’altra fonte presente a Latakia, lo scorso 7 marzo è stato «un giorno nero e doloroso» per le città di Tartus, Banias, Jabla, Latakia e i villaggi circostanti.

Il riferimento è ai «massacri, spesso indiscriminati, contro molti alawiti, in risposta a un’imboscata di alcuni militanti alawiti». Fra le vittime, quasi 1.500, vi sono «giovani, donne, medici universitari e farmacisti. Alcune famiglie con i loro figli sono state uccise a sangue freddo». Nel villaggio cristiano di Belma, «dove non ci sono armi e la maggior parte dei residenti è anziana, la popolazione ha subìto due giorni di terrore». 

Un aiuto concreto: progetti per i cristiani perseguitati in Siria

In Siria oggi, l’ora della pace e della sicurezza non è ancora arrivata. Per portare speranza alle famiglie e i parenti dei cristiani perseguitati in questo Paese, sostieni i nostri progetti come la promozione delle attività nelle scuole cristiane di Aleppo.

Infine, prega per i nostri fratelli in difficoltà e consulta l’Eco dell’Amore per rimanere vicino a tutti i cristiani perseguitati nel mondo.

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