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L’escalation di violenza di inizio marzo ha diffuso paura e sconcerto, anche fra le comunità cristiane, che hanno già sofferto molto negli ultimi dieci anni. Nonostante questa situazione di incertezza, ACS non solo completerà i tanti progetti in corso, ma ne realizzerà di nuovi perché i bisogni della comunità cristiana siriana sono tuttora significativi e molti fratelli non hanno lavoro.  

La strage di cristiani nel Nord Kivu

Nella chiesa protestante di Maiba, vicino a Lubero, nel Nord Kivu, Repubblica Democratica del Congo, sono stati ritrovati oltre 70 cadaveri.Il massacro in Congo è avvenuto tra il 12 e il 15 febbraio scorso per mano dei ribelli delle Allied Democratic Forces (ADF), un gruppo terroristico islamista originario dell’Uganda, i cui miliziani sono entrati nel villaggio e hanno preso in ostaggio circa 100 persone.

Le sofferenze dei cristiani perseguitati e rapiti dai ribelli

«Molti di loro erano stati legati e alcuni decapitati. Tra le vittime c’erano donne, bambini e anziani»

Fonte riservata per ragioni di sicurezza

Circa il motivo del massacro in Congo e il modus operandi del gruppo, la fonte ha aggiunto: «È probabile che queste vittime non siano state in grado di resistere o sopportare la marcia forzata, perché quando i ribelli prendono ostaggi li fanno viaggiare con loro, sia come rinforzi per il loro gruppo, sia come lavoratori forzati a supporto dello sforzo bellico. Quando c’è un bottino, hanno bisogno di persone che lo trasportino. Se ti stanchi lungo la strada, sei finito. Credo che sia quello che è successo a queste 70 persone. […] Si pensa che i terroristi abbiano dei collaboratori locali che facilitano le loro operazioni, e questo è ciò che fa davvero paura». 

Stretti fra le ADF e l’M23

Il massacro in Congo arriva in un momento molto delicato per la regione, dato il peggioramento della situazione umanitaria nelle province del Nord e del Sud Kivu, flagellato dai combattimenti tra il gruppo armato M23, sostenuto dal vicino Ruanda, e le forze armate congolesi. L’M23 ha conquistato importanti città e avamposti nella regione, come Goma e Bukavu, e potrebbe arrivare a Butembo, la seconda città più grande del Nord Kivu. 

La voce della Chiesa chiede rispetto per la vita e fine delle violenze

Mons. Willy Ngumbi Ngengele, Vescovo di Goma, è intervenuto sulla situazione della città, chiedendo «l’assoluto rispetto da tutte le parti, e in ogni circostanza, per la vita umana e per le infrastrutture private e pubbliche», sottolineando la necessità di garantire l’accesso ai servizi di base per la popolazione ed evitare il flagello della violenza sessuale, che così spesso accompagna i conflitti armati. Il presule ha ricordato anche, fra i diversi incidenti, il bombardamento dell’ospedale General Charity, che ha provocato molti cristiani uccisi, tra cui neonati.

Nel contesto di un Paese con più di sette milioni di sfollati interni, Mons. Francois Xavier Maroy, Arcivescovo di Bukavo, ha lamentato che «da due anni, molti dei nostri fratelli e sorelle non hanno altro che gli occhi per piangere e i piedi per fuggire, a volte senza una destinazione, e anche i campi per gli sfollati non sono sicuri, diversi villaggi sono saturi e altri svuotati della loro popolazione». Il presule ha anche insistito sul fatto che «nessuna posizione politica o vantaggio economico può essere negoziato sui cadaveri dei propri compatrioti».

Sostieni le famiglie colpite dal massacro in Congo

In Congo oggi, molte zone della regione continuano a essere interessate dai continui attacchi dei gruppi armati M23 e ADF, che spesso finiscono per sfociare in massacri come quello dello scorso 12 febbraio.

Grazie anche al vostro sostegno dei benefattori, ACS continua a fornire aiuti in queste zone tramite finanziando diversi progetti di aiuto come fornire un’autovettura per la pastorale e portando speranza anche nel dolore e nella disperazione.

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