Fondo di solidarietà per le donne cristiane

Fondo di solidarietà per le donne cristiane

ACS ha costituito un Fondo di solidarietà per le donne cristiane, anche minorenni, vittime di violenza soprattutto per ragioni di fede.


Grazie a questo Fondo le donazioni dei benefattori saranno destinate a un insieme di progetti specifici in diverse nazioni del mondo.

Non è infatti più tollerabile la sofferenza causata alle donne:
 
  • dalla sharia, cioè la legge islamica
  • dalle conversioni e dai matrimoni forzati, anche di minorenni
  • dai rapimenti e dagli stupri perpetrati da formazioni terroristiche
  • dalle conseguenze degli estremismi religiosi
  • dall’oppressione dei regimi totalitari del XXI secolo.

 

Due esempi concreti

In PAKISTAN: adolescenti violate nello spirito e nel corpo
 
La prima è Huma Younus, quindicenne cattolica rapita nell’ottobre 2019, violentata e costretta a sposare il sequestratore e ad abbandonare la propria fede. La minorenne è rimasta incinta a causa della violenza carnale subita ed è attualmente prigioniera fra le mura di una camera. È in corso un procedimento giudiziario ma la giustizia del Pakistan di fatto non tutela adeguatamente questa categoria di vittime. 
La seconda è Maira Shahbaz, quattordicenne cattolica rapita nell’aprile 2020, anche lei violentata e costretta a sposare il sequestratore e ad abbandonare la propria fede. Maira è scappata dalla casa del rapitore, l’uomo che secondo l’Alta Corte di Lahore sarebbe suo legittimo marito perché, secondo il giudice, l’adolescente si sarebbe convertita alla religione del sedicente coniuge. Attualmente vive in fuga, costretta a spostarsi continuamente da un posto all’altro. Sono solo due dei circa 2.000 casi analoghi che si verificano annualmente in Pakistan. 
 
In EGITTO: ragazze cristiane rapite e costrette a sposare musulmani
 
 
Marilyn, cristiana egiziana rapita all'età di 16 anni vicino Minya per essere data forzatamente in sposa a un musulmano dopo una "conversione" coattiva all'Islam, è riuscita a tornare a casa dopo 92 giorni. La storia di altre decine di ragazze cristiane rapite non ha avuto questo lieto fine. Le famiglie rimangono spesso sole, perché le autorità definiscono queste ragazze “sparite” anziché “rapite” e non effettuano indagini adeguate. Di fatto, l’unico aiuto su cui le famiglie possono contare è quello dei sacerdoti, come accaduto ai familiari di Marilyn che ha goduto del sostegno di Padre Boutros Khalaf, sacerdote del villaggio. Un ex rapitore ha recentemente dichiarato che quello dei rapimenti delle ragazze è un business “fruttuoso” e che vi è una rete islamista con alcuni elementi in Arabia Saudita disposta a pagare oltre 2.000 euro per comprare una ragazza cristiana.