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Don Onesimo Kenyi, sacerdote del Sudan del Sud e collaboratore di ACS Italia, ha fornito una testimonianza delle difficoltà sperimentate dalla comunità cristiana di questo giovane Stato dell’Africa centro-orientale. Separatosi dopo 22 anni di atroci battaglie dal Nord musulmano, il Sudan del Sud è diventato indipendente il 9 luglio 2011.

Conflitto in Sudan: le conseguenze nel Sudan Del Sud

Situazione in Sud Sudan: l’ondata degli sfollati

Il Sudan del Sud ha una popolazione di circa 13,6 milioni di persone, per il 60,5% cristiani. Dopo due anni dalla dichiarazione di indipendenza, «nel dicembre del 2013 è scoppiato un conflitto tra forze governative del presidente Salva Kiir Mayardit, di etnia dinka, e quelle fedeli all’ex vicepresidente Riek Machar Teny, di etnia nuer» allo scopo di conquistare il potere, spiega Don Onesimo Kenyi.

Oltre a ciò, c’è il conflitto nel Sudan, dove gli scontri armati che dal 15 aprile 2023 vedono contrapporsi l’esercito che fa capo al generale Ab-del Fattah al-Burhan e le Rapid Support Forces (RSF) guidate dal generale Mohamad Hamdan Dagalo, noto anche come Hemedti, hanno causato oltre 10 milioni di sfollati, di cui 7,9 milioni di sfollati interni e 2,14 milioni di rifugiati nei Paesi vicini. Questa ondata di sfollati dovuta al conflitto in Sudan è «la peggiore al mondo», sottolinea Don Onesimo.

Ricordi del conflitto in Sudan e Sudan del Sud

Corruzione e diffusione di armi sono due delle cause della sofferenza della popolazione del Sudan del Sud.
«Nella diocesi di Tombura-Yambio, Padre Luke Yugue e il suo autista Michael Gbeko sono scomparsi il 27 aprile 2024 mentre erano in viaggio dalla contea di Nagero a quella di Tombura per celebrare Messa», afferma il sacerdote, ricordando l’ultimo di una serie di incidenti che hanno coinvolto esponenti del clero locale. Ma questo non è l’unico ricordo drammatico di Don Onesimo.

Il 3 novembre 2023 un potente ordigno ha colpito la casa “Dar Mariam” delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) a Karthoum, capitale del Sudan, causando gravi danni e alcuni feriti lievi, ma risparmiando la vita alle religiose e alle altre persone presenti nel complesso. La casa delle suore si trova in un quartiere lacerato dal conflitto bellico, e ospita cinque religiose, un sacerdote, mamme e bambini, un insegnante e un gruppo di uomini, alcuni dei quali anziani e malati. Don Onesimo cita le testimonianze di due suoi confratelli.

Il salesiano Don Jacob Thelekkadan, che risiede nella casa, ha raccontato che la bomba ha colpito il primo piano dell’edificio quando i bambini e le loro madri erano riuniti al piano terra. Secondo Padre Peter Suleiman, segretario generale della Conferenza Episcopale del Sudan e del Sud Sudan, il 27 aprile 2023 almeno due razzi hanno colpito la cattedrale di El Obeid; il primo ha devastato una parte della canonica, mentre il secondo è esploso contro il cancello principale della cattedrale, distruggendo le vetrate.

L’oblio delle vittime del conflitto

Don Onesimo parla di «disperazione e angoscia, perché si vede quasi ogni giorno un’ambulanza che porta via una salma. A causa della guerra in Sudan, abbiamo tanti rifugiati nel Sudan del Sud, di conseguenza le condizioni sanitarie sono drammatiche». A giudicare dallo scarsissimo interesse mediatico suscitato dalle tristi condizioni di queste popolazioni, gli osservatori internazionali hanno inserito i morti e gli sfollati a causa di questi conflitto in Sudan nella categoria delle “vittime di seconda classe”.

ACS, tuttavia, non intende dimenticare questi fratelli sofferenti e oppressi.

Come puoi aiutare

Nonostante l’indifferenza dei media e della comunità internazionale, il conflitto in Sudan e Sudan del Sud continua a causare sofferenza e disperazione. Milioni di persone sono state costrette a fuggire, affrontando condizioni di vita drammatiche.

ACS, attraverso il racconto di Don Onesimo Kenyi, denuncia questa tragedia dimenticata e rinnova il suo impegno a sostenere progetti in favore di chi soffre a causa della guerra. Puoi aiutare tu i nostri fratelli cristiani nelle terre di difficoltà pregando per loro oppure attraverso dei doni di fede.

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