Punti chiave
- Le Linee guida OMS e UNHRP affermano che l’obiezione di coscienza «continua a costituire un ostacolo all’accesso a cure abortive di qualità».
- L’articolo 9 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo riconosce il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione.
- La Risoluzione 1763 (2010) afferma che nessuna persona o istituzione può essere costretta a partecipare ad aborto o eutanasia.
- Le strutture sanitarie di ispirazione cattolica possiedono una chiara e consolidata comprensione del diritto di proteggere la vita dal concepimento alla morte naturale.
- In diversi Paesi europei l’obiezione di coscienza è stata limitata, come mostrano i casi di Svezia, Regno Unito e Bruxelles-Capitale.
L’8 marzo 2022, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e il Programma delle Nazioni Unite per la Riproduzione Umana (UNHRP) hanno pubblicato le Linee guida per l’assistenza all’aborto. Si tratta di un documento di 170 pagine che, secondo quanto dichiarato dalle Nazioni Unite, intende «presentare l’insieme completo di tutte le raccomandazioni e dichiarazioni di buone pratiche dell’OMS relative all’aborto», e che interviene anche sul tema dell’obiezione di coscienza.
Tra le 50 raccomandazioni, la n. 22 afferma che vi sarebbe un obbligo, fondato sui diritti umani, di garantire che l’obiezione di coscienza non ostacoli l’accesso a cure abortive di qualità. Una posizione che tocca direttamente il diritto alla libertà di coscienza del personale sanitario. Il Rapporto sottolinea infatti che l’obiezione di coscienza «continua a costituire un ostacolo all’accesso a cure abortive di qualità».
Indice
- L’obiezione di coscienza nelle linee guida internazionali sull’aborto
- L’Assemblea Parlamentare Europea e la tutela dell’obiezione di coscienza
- Obiezione di coscienza e istituzioni sanitarie religiose
- Casi concreti di limitazione dell’obiezione di coscienza in Europa
- Obiezione di coscienza: un diritto fondamentale sempre più minacciato
L’obiezione di coscienza nelle linee guida internazionali sull’aborto
La regione OSCE comprende 57 Stati partecipanti, 46 dei quali, membri del Consiglio d’Europa, hanno ratificato l’articolo 9 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che riconosce esplicitamente che: «Ognuno ha diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione». In caso di violazione, tale diritto può essere fatto valere dinanzi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Come si è espressa l’Assemblea Parlamentare Europea sulla libertà di coscienza
Anche l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa si è espressa in modo autorevole sul diritto alla libertà di coscienza, in particolare nel contesto della ricerca e dell’erogazione di servizi che comportano la soppressione della vita umana. La Risoluzione 1763 (2010) stabilisce, tra l’altro che:
«1. Nessuna persona, ospedale o istituzione può essere costretta, ritenuta responsabile o discriminata in alcun modo a causa del rifiuto di eseguire, accogliere, assistere o sottoporsi a un aborto, a un’interruzione di gravidanza o all’eutanasia, o a qualsiasi atto che possa causare la morte di un feto o di un embrione umano, per qualsiasi motivo…».
Come ulteriore misura volta a garantire l’accesso all’aborto, la Raccomandazione 22 delle Linee guida suggerisce inoltre di «vietare le rivendicazioni di coscienza da parte delle istituzioni».
L’esclusione dell’obiezione di coscienza istituzionale nelle strutture sanitarie a ispirazione religiosa, dato che aborto o suicidio assistito sono atti di soppressione intenzionale della vita e/o contrari alla dottrina religiosa, rappresenta una violazione della coscienza tanto grave, quanto la negazione di tale diritto al singolo obiettore di coscienza.
Obiezione di coscienza e istituzioni sanitarie religiose
Il principale ente non governativo di assistenza sanitaria a livello mondiale è la Chiesa cattolica. Secondo le stime, infatti, essa è responsabile del 25% delle strutture sanitarie globali, una percentuale che, in alcune aree dell’Africa subsahariana, raggiunge il 40-70%, soprattutto nelle zone rurali più isolate.
Queste realtà possiedono una chiara e consolidata comprensione del diritto di proteggere la vita dal concepimento alla morte naturale. In tale contesto, le Linee guida per l’assistenza all’aborto rappresentano un attacco diretto all’identità e all’obiezione di coscienza delle istituzioni e del personale sanitario di ispirazione cattolica (e religiosa in generale).
Casi concreti di limitazione dell’obiezione di coscienza in Europa
Le sfide a livello sovranazionale trovano riscontro in sviluppi analoghi sul piano nazionale, sia riguardo all’aborto sia all’eutanasia. Diversi casi mostrano come la figura degli obiettori di coscienza sia sempre più contestata.
Il caso Grimmark in Svezia
In Svezia, nonostante la nota carenza di ostetriche, Ellinor Grimmark si è vista rifiutare l’assunzione da parte di diversi enti sanitari per aver dichiarato la propria obiezione di coscienza nei confronti dell’aborto. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha infine deciso di non accogliere il suo ricorso.
La decisione della Corte Suprema del Regno Unito
Con una sentenza molto discussa, la Corte Suprema del Regno Unito ha respinto il ricorso di due ostetriche scozzesi che si erano rifiutate di partecipare ad attività accessorie legate alla pratica dell’aborto, stabilendo che la clausola sull’obiezione di coscienza prevista dalla Legge sull’aborto del 1967 si applica unicamente alla partecipazione diretta.
L’obbligo imposto alle strutture sanitarie in Belgio
Nel maggio 2023, il collegio congiunto della Commissione comunitaria della Regione di Bruxelles-Capitale ha adottato nuovi standard secondo i quali tutte le strutture sanitarie, comprese quelle di ispirazione cattolica o religiosa, devono garantire la possibilità di praticare aborto o eutanasia al loro interno, oppure, in circostanze eccezionali, provvedere affinché tali atti possano essere eseguiti in collaborazione con un’altra struttura ospedaliera.
Obiezione di coscienza: un diritto fondamentale sempre più minacciato
Nonostante le garanzie esplicite di tutela della libertà di coscienza vigenti in tutti gli Stati partecipanti all’OSCE, comprese le possibilità di ricorso giudiziario, i diritti individuali e istituzionali all’obiezione di coscienza risultano sempre più minacciati, con conseguenze dirette per ogni obiettore di coscienza, nei casi in cui gli ordinamenti giuridici considerano prevalenti altri interessi, come l’accesso all’aborto.
Difendere la libertà di coscienza sostenendo i cristiani perseguitati
In molte regioni del mondo, negare la libertà di coscienza significa esporre intere comunità cristiane a violenze, discriminazioni e persecuzioni. Per questo ACS sostiene progetti concreti a favore dei cristiani che soffrono a causa della loro fede. Anche tu puoi aiutare a difendere la loro dignità con un gesto di solidarietà. Dona ora.