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Secondo il Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, l’esempio di questi martiri albanesi ci invita a riflettere sull’importanza di vivere secondo i valori del Vangelo e di resistere alla menzogna e alla falsità.
Si tratta di un tema che è diventato sempre più attuale nel nostro tempo, talvolta descritto come l’epoca della post-verità.

Martiri dell’oppressione comunista

Due martiri albanesi, Padre Luigi Paliq e Don Gjon Gazulli, sono stati dichiarati beati dalla Chiesa cattolica nel corso di una cerimonia tenutasi lo scorso 16 novembre nella città di Scutari.
«Questi due uomini sono stati diffamati e perseguitati ingiustamente, ma la loro testimonianza di perdono e amore di fronte ai loro persecutori li ha resi esempi di santità», ha commentato Magda Kaczmarek, direttrice dei progetti per l’Europa orientale di ACS Internazionale.
«Questi due nuovi beati si aggiungono alla lista dei martiri dell’oppressione comunista. Questo Paese è una terra di martiri, ma il loro sangue è stato il seme della fede che fiorisce tra i giovani di oggi», ha aggiunto Kaczmarek.

Padre Luigi Paliq e Don Gjon Gazulli: due figure esemplari

Padre Luigi Paliq, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, nato a Janjevo, oggi regione del Kosovo, fu vittima della repressione degli occupanti montenegrini durante la Prima guerra balcanica (1912-1913).
Quando gli invasori ortodossi cercarono di costringere la popolazione a convertirsi, Padre Paliq si mise a difesa della libertà religiosa e incoraggiò gli albanesi a rimanere fedeli al proprio credo. Accusato ingiustamente di aver incitato il popolo a non deporre le armi, durante il processo il religioso fu separato dagli altri prigionieri, privato dell’abito e fucilato. Come ricordato durante la cerimonia di beatificazione, il martire albanese morì esclamando: «O Gesù, sia per il tuo amore»

Il secondo dei martiri albanesi, Don Gjon Gazulli era un sacerdote della diocesi di Sappa, vissuto durante un’altra fase difficile della storia albanese, quando il regime del presidente Ahmet Zogu, ostile ai sacerdoti cattolici e alla dottrina sociale della Chiesa, cercò di eliminare l’educazione religiosa dalle scuole.
Don Gazulli fu impiccato alla periferia di Scutari nel 1927, dopo essere stato ingiustamente accusato di aver incoraggiato il popolo alla ribellione nel novembre 1926. Prima di morire si dichiarò innocente, perdonò i suoi assassini e confermò il suo amore per Cristo con queste parole: «Viva Cristo, nostro Re, viva il Santo Padre, viva la Chiesa cattolica e viva l’Albania».

L’aiuto dei benefattori di ACS

In un Paese sprofondato negli abissi della povertà e dell’isolamento, ACS ha sostenuto la rinascita della Chiesa locale con oltre 400 progetti

L’Arcivescovo di Tiranë-Durrës, Mons. Arjan Dodaj, ha espresso la sua gratitudine ai donatori di ACS per il loro sostegno. Ha inoltre sottolineato l’importanza della testimonianza dei nuovi martiri per i giovani albanesi: «La loro vita e la loro testimonianza si è concretizzata nel vero e nobile ideale di appartenenza a Cristo. In un contesto sociale astratto e virtuale, essi ci situano nella realtà, in ciò che significa offrire la vita come Nostro Signore».

Aiuta ACS a donare speranza a chi vuole intraprendere questo percorso di fede, in zone dove la libertà religiosa è limitata o assente, sostenendo la formazione dei seminaristi e la missione dei sacerdoti.

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