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Un rapporto denuncia la violenza contro le donne in Pakistan

Un recente rapporto del francescano Lazar Aslam ha denunciato la drammatica condizione delle donne Pakistane, in particolare delle ragazze cristiane. Sono vittime di stupri, rapimenti, conversioni e matrimoni forzati, in un contesto legale che raramente tutela le minoranze.

I cristiani, che rappresentano solo fra l’1,3% e il 2% della popolazione, restano tra i più poveri ed emarginati. Aiuto alla Chiesa che Soffre continua a sostenere progetti in Pakistan e a denunciare pubblicamente queste violazioni.

Vite spezzate: la persecuzione silenziosa delle ragazze cristiane in Pakistan

Storie di ragazze cristiane perseguitate

Samiya aveva solo 17 anni quando, il 14 febbraio di quest’anno, è uscita di casa per lavorare come domestica in un appartamento di Lahore, in Pakistan.
Non vedendola rientrare e non ricevendo risposta al telefono, sua madre è andata a cercarla. L’ha trovata senza vita, distesa sul pavimento.
I suoi datori di lavoro hanno parlato di suicidio, ma l’autopsia ha rivelato una verità ben più atroce: Samiya era stata violentata da un gruppo di uomini e poi uccisa. La famiglia ha sporto denuncia, ma dopo diversi mesi non si sono registrati progressi.
In Pakistan, la giustizia è spesso lenta, soprattutto quando le vittime appartengono a minoranze religiose come quella cristiana.

Non meno sconvolgente è la vicenda di Shifa, 14 anni, rapita nel novembre 2023 da un vicino di casa.
L’uomo ha inizialmente raccontato alla famiglia che la ragazza era stata portata via da un altro individuo. In realtà, Shifa è stata “convertita” con la forza all’Islam e data in sposa a un uomo di 48 anni, che successivamente l’ha ripudiata e riconsegnata al rapitore. I familiari, non riuscendo a liberarla, si sono rivolti a padre Lazar Aslam, il cui team legale è ora impegnato nel tentativo di riportarla a casa.

Nel gennaio 2025, un’adolescente di appena 12 anni, Saba, è stata rapita e convertita forzatamente da un uomo molto più anziano, già sposato con due donne. Fortunatamente, la ragazza è stata liberata, ma la sua storia si aggiunge a un elenco sempre più lungo.

Non sono casi isolati

Il rapporto di padre Aslam documenta decine di episodi simili.

  • Yarusha, 13 anni, costretta a sposare un uomo di 35 anni. Nonostante una sentenza favorevole, il colpevole non è stato condannato per i traumi inflitti.
  • Asma, 20 anni, attirata in un’auto e violentata da quattro uomini che hanno filmato l’abuso per minacciarla. La sua famiglia vive ora sotto ricatto.
  • Shumaila, aggredita il 25 marzo insieme al marito da uomini armati: dopo aver picchiato l’uomo, hanno violentato la donna.

Queste storie mostrano come la condizione delle donne Pakistane sia ancora gravemente compromessa, soprattutto per le minoranze cristiane.

Vite spezzate ma non dimenticate

Questi non sono “casi di studio”, sono vite spezzate, sogni infranti, famiglie segnate per sempre. Dietro ogni nome c’è una giovane donna che chiedeva solo di vivere con dignità e libertà. 

Il silenzio e l’indifferenza sono complici di queste ingiustizie. È nostro dovere ascoltare, raccontare, denunciare, perché solo dando voce a chi ne è privo possiamo costruire un futuro in cui nessuna Samiya, Shifa, Saba o Asma debba più pagare il prezzo della propria fede o della propria vulnerabilità.

Aiuta le donne in Pakistan tramite i progetti di ACS

Sostenere con donazioni i progetti di ACS significa dare un futuro diverso alle donne Pakistane vittime di violenze e discriminazioni.

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