Coronavirus e Messe in Italia: la lezione dei cristiani perseguitati

Aiuto alla Chiesa che Soffre si batte da sempre per la difesa della libertà religiosa e di culto. Lo fa a fronte delle innumerevoli violazioni registrate nelle nazioni in cui persecuzione o discriminazione ostacolano la pubblica espressione della fede.  Non avremmo mai voluto trattare questo tema con riferimento all’Italia. La Conferenza Episcopale Italiana si è espressa chiaramente affermando che dopo «settimane di negoziato che hanno visto la CEI presentare Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri varato» il 26 aprile scorso «esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo . Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale».  Aiuto alla Chiesa che Soffre è consapevole della difficoltà del momento, ma proprio in considerazione di tale difficoltà auspica che il popolo cristiano possa tornare quanto prima ad elevare la preghiera pubblica nei luoghi di culto. Lo si faccia nel pieno rispetto delle appropriate misure di sicurezza sanitaria, evitando nel contempo di trattare l’esercizio della libertà di culto alla stregua di un’attività marginale e non essenziale per la comunità cristiana e per le altre comunità religiose.  La lezione che i cristiani perseguitati ci impartiscono ogni giorno è chiara: se non si perde la fede ci si può sempre rialzare, come singoli e come comunità, nonostante aggressioni e ostacoli apparentemente insormontabili. Se, al contrario, la fede viene di fatto collocata in fondo alle nostre priorità, non basteranno le pur necessarie misure tecniche a rianimare quella speranza che in molti stanno perdendo. 

Roma, 27 aprile 2020