La piccola comunità cattolica dell’Estonia sta rinascendo dalle ceneri. Il 26 settembre 2024 Papa Francesco ha eretto la prima diocesi del Paese e il 1° novembre dello stesso anno, nella Lettera in occasione del centesimo anniversario dell’erezione dell’Amministrazione apostolica dell’Estonia, ha ricordato i «decenni di sofferenza, occupazione e oppressione». Mons. Philippe Jourdan, Vescovo della nuova diocesi, ha rilasciato ad ACS un’intervista.
L’intervista a Mons. Philippe Jourdan
In questa intervista, Mons. Philippe Jourdan, primo Vescovo della nuova diocesi in Estonia, ci racconta la situazione attuale della Chiesa in Estonia, profondamente segnata da anni di secolarizzazione, ma oggi impegnata in un cammino di crescita, tra sfide storiche e nuove speranze per il futuro.

Eccellenza, qual è la situazione religiosa in Estonia?
L’Estonia è ancora uno dei Paesi più laici d’Europa, dove circa una persona su quattro si dichiara credente, mentre il resto afferma di non avere alcuna fede religiosa, sebbene in realtà molti credono pur senza sapere veramente in cosa. È interessante notare che, mentre nel resto d’Europa il secolarismo è in aumento, questa percentuale in Estonia è rimasta piuttosto stabile negli ultimi 25 anni.
Perché ci sono così pochi cattolici in Estonia?
La Chiesa in Estonia scomparve nel XVI secolo, al tempo della riforma luterana. Per due secoli e mezzo il cattolicesimo fu proibito e riapparve solo nel XIX secolo. Tuttavia, dopo di ciò, il Paese subì 50 anni di dominazione sovietica. Pertanto, l’Estonia ha una storia unica come cerniera tra due mondi che rifiutavano il cattolicesimo.
La situazione della chiesa in Estonia sta cambiando?
Sì, la comunità cattolica continua a crescere. Nel 1970 eravamo meno di dieci, ora siamo tra i 7.000 e i 10.000. Abbiamo sempre ricevuto richieste di battesimi, ma negli ultimi due o tre anni i catecumeni sono sempre più giovani. Non c’è dubbio che, dopo il Covid e la guerra in Ucraina, i giovani di oggi si pongano domande esistenziali, e alcuni si sono anche resi conto che l’ideale post-sovietico è molto consumistico, il che, nonostante sia comprensibile dopo un periodo di grande povertà, non li soddisfa.
Chi compone la comunità cattolica attualmente?
La metà sono cattolici estoni “etnici”, convertiti o figli di convertiti, mentre l’altra metà sono russofoni (lo è il 30% della popolazione dell’Estonia), in parte provenienti dalla Bielorussia o dall’Ucraina, e sono di rito latino o orientale. Inoltre, negli ultimi quattro o cinque anni, abbiamo avuto alcuni immigrati provenienti da diverse parti del mondo.
Perché la prima diocesi è stata eretta ora?
Un secolo fa, nel 1924, Papa Pio XI creò un’amministrazione apostolica, ma era una soluzione temporanea, in attesa che la Chiesa in Estonia crescesse in dimensioni e struttura. Ovviamente, 50 anni di regime sovietico hanno rallentato questa crescita, ma ora siamo finalmente riusciti a dotare la Chiesa cattolica di questo Paese di una struttura ufficiale.
Come ha accolto la notizia la Chiesa luterana?
Con grande gioia! L’erezione di questa diocesi è stata accolta molto bene e ha avuto grande risonanza sulla stampa locale. L’ecumenismo ha fatto molti passi avanti negli ultimi anni.
Come si vive l’assunzione dell’incarico di Vescovo di questa nuova diocesi?
A volte ci sentiamo piccoli e impotenti, ma il Signore non ci abbandona: siamo sempre stati nutriti dalla Divina Provvidenza. Dobbiamo quindi continuare instancabilmente la nostra missione di promuovere le vocazioni ed essere portatori di speranza per tutti coloro che ci circondano.

ACS per la Chiesa in Estonia
Con lo stesso spirito di Mons. Philippe Jourdan , ACS finanzia numerosi progetti tra cui il sostegno ai seminaristi e la ricostruzione di chiese e cappelle nelle zone più colpite da calamità o attacchi come la Nigeria.
Aiuta anche tu i cristiani perseguitati e in difficoltà a seguire la loro vocazione sostenendo i progetti o facendo dei doni di fede.