ACS in Iraq per abbracciare i rifugiati cristiani!

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Dal 1 al 4 aprile Aiuto alla Chiesa che Soffre è stata ad Erbil per incontrare i cristiani costretti a fuggire dallo Stato Islamico, rifugiatisi in Kurdistan. Alla delegazione, guidata dal direttore di ACS-Italia Alessandro Monteduro (che vedete qui sopra con i bambini delle scuole sostenute da ACS ad Erbil), hanno preso parte anche il vescovo di Carpi, Monsignor Francesco Cavina, il vescovo di Ventimiglia-San Remo, Monsignor Antonio Suetta, e in rappresentanza dell’Arcidiocesi di Bologna, Don Massimo Fabbri.Ecco cosa abbiamo fatto!

Da sempre al loro fianco: aiuti ACS in Iraq

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Aiuto alla Chiesa che Soffre è accanto alla Chiesa irachena dal 1983. In questi anni abbiamo condiviso le preoccupazioni e cercato di alleviare le sofferenze di una comunità che ha visto il numero dei propri fedeli diminuire ogni anno di più. L’ultimo censimento realizzato, datato 1987, stimava il numero di cristiani in un milione e 400mila. Oggi ne sono rimasti appena 300mila e quest’ultimo doloroso capitolo rischia di far scomparire per sempre una comunità millenaria. I progetti di ACS hanno sempre cercato di rispondere alle esigenze dei cristiani per permettere loro di continuare a vivere in Iraq. Costruzione di chiese, intenzioni di Sante Messe per i sacerdoti, pubblicazione di testi religiosi, formazione di seminaristi, sacerdoti, religiosi e religiose. Purtroppo queste tipologie di sostegno hanno dovuto lasciar spazio agli aiuti necessari a far fronte alle sempre più numerose difficoltà quotidiane. E allora abbiamo donato pulmini, per permettere ai bambini di frequentare il catechismo in quartieri pericolosi, dove per un cristiano è rischioso perfino camminare per strada. E abbiamo donato veicoli per la pastorale, per permettere ai sacerdoti di assistere i propri fedeli. Abbiamo donato pacchi viveri ai tanti cristiani che negli ultimi anni si sono rifugiati nel Kurdistan iracheno e nel 2010, in seguito ad uno dei più tragici attentati ai danni delle comunità cristiana, abbiamo sostenuto le famiglie delle vittime dell’attacco alla cattedrale siro-cattolica di Bagdad. Negli ultimi cinque anni la fondazione pontificia ha donato alla Chiesa irachena circa 2,4 milioni di euro. Ma non ci siamo limitati al solo sostegno economico. Come è nel Dna di ACS non abbiamo mai smesso di denunciare le violenze e le discriminazioni subite dai cristiani iracheni. «Voi ci aiutate a portare la nostra situazione all’attenzione del mondo, voi siete la nostra voce nel mondo», ci ha detto recentemente monsignor Emil Nona, arcivescovo caldeo di Mosul. Quest’ultima tragica crisi ci ha visti ancor più stretti attorno alla comunità cristiana irachena. Appena 10 giorni dopo la conquista della prima città, Mosul, da parte dello Stato Islamico abbiamo donato 100mila euro. Poi ad agosto, dopo la presa di 13 villaggi cristiani nella Piana di Ninive, ACS ha stanziato un nuovo contributo di 100mila euro per far fronte alle esigenze degli oltre 120mila cristiani fuggiti nel Kurdistan iracheno. Anche in questi mesi non abbiamo mai smesso di dar voce alla sofferenza dei cristiani iracheni, attraverso interviste e testimonianze. Un altro prezioso sostegno offerto è stata la vicinanza nella preghiera. Il 6 agosto ACS ha indetto, assieme al patriarca caldeo Louis Raphael I Sako, una Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace in Iraq. Diversi rappresentanti di ACS hanno inoltre fatto visita ai rifugiati in Kurdistan, per mostrare loro vicinanza e per mettere a punto, assieme alla Chiesa locale, il piano di aiuti da 4 milioni di euro. Leggete l'intervista al responsabile internazionale ACS per il Medio Oriente, padre Andrzej Halemba UN PIANO CHE COL VOSTRO SOSTEGNO PERMETTERÀ AI CRISTIANI D’IRAQ DI CONTINUARE A VIVERE IN UNA TERRA CHE ABITANO DA SECOLI.  

Aiutiamo i bambini a tornare a scuola

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Dall’inizio dell’avanzata dello Stato Islamico nel giugno scorso, oltre 2500 bambini iracheni sono nati nella condizione di rifugiati. Una media di 40 al giorno. Hanno appena aperto gli occhi alla vita, eppure il loro futuro è già gravemente compromesso. Esattamente come quello di tanti bambini e ragazzi che con le loro famiglie hanno dovuto abbandonare la propria casa in cerca di salvezza. Rania e Ranin sono due gemellini di 10 anni. Sono inseparabili e fino a qualche mese fa, ogni giorno andavano felici a scuola insieme a Qaraqosh. Poi però lo Stato Islamico ha preso possesso del villaggio e i due piccoli sono dovuti fuggire ad Ankawa assieme alla loro mamma, Thirka. Il loro papà, un poliziotto, è stato ucciso cinque anni fa in un attacco dinamitardo. Pensando a Rania e Ranin e a migliaia di altri bambini ACS vuole donare 8 scuole prefabbricate - 4 ad Ankawa e 4 tra Duhok e Zakho – che permetteranno a circa 15mila ragazzi e bambini di continuare a studiare. «Soltanto una buona istruzione offrirà ai miei figli la possibilità di un futuro migliore – ci ha detto la mamma di Rania e Ranin – altrimenti per loro non vi è alcuna speranza». ACS DEVE RACCOGLIERE 2 MILIONI DI EURO PER DONARE LE 8 SCUOLE PREFABBRICATE AI BAMBINI IRACHENI  

Perseguitati ma mai dimenticati: salviamo una generazione

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  Migliaia di rifugiati cristiani riceveranno cibo, alloggi, strutture scolastiche e doni per i bambini, grazie al piano di aiuti straordinario per l’Iraq varato da Aiuto alla Chiesa che Soffre per un valore di quattro milioni di euro. È uno dei maggiori interventi sostenuti dalla fondazione pontificia in 67 anni di storia. I progetti – che includono anche il sostegno pastorale alle religiose e ai sacerdoti – aiuteranno gli oltre 120mila rifugiati cristiani a far fronte all’imminente inverno. Le comunità cristiane dipendono interamente dagli aiuti esterni e sono sostenute dalla Chiesa fin dal loro arrivo in Kurdistan. In molti hanno trovato rifugio ad Ankawa, sobborgo a maggioranza cristiana della capitale Erbil, mentre altri si trovano nella regione di Dahuk, vicino al confine con la Turchia. Sono passati ormai cinque mesi da quando migliaia di famiglie sono state costrette ad abbandonare le proprie case a Mosul e nella Piana di Ninive a causa dell’avanzata dello Stato Islamico. E con l’avvicinarsi dell’inverno le loro condizioni, già precarie, rischiano di diventare drammatiche. Ecco perché ACS – che nei mesi scorsi ha stanziato due contributi straordinari per un totale di 200mila euro – ha deciso di organizzare uno specifico programma di aiuti, che è stato studiato in loco da rappresentanti di ACS assieme a esponenti della Chiesa locale.   Il piano comprende:   - otto scuole prefabbricate – quattro sanno istallate ad Ankawa e quattro a Dahuk – che accoglieranno circa 15mila bambini, per un totale di due milioni di euro;   - forniture di cibo per i rifugiati, per un totale di 630mila euro;   - alloggi in affitto per rifugiati ad Ankawa e Dahuk, per un totale di 400mila euro;   - 150 strutture prefabbricate ad Ankawa, per un totale di 470mila euro;   - regali di Natale per 15mila bambini, che includono vestiti, matite, libri da colorare, oggetti devozionali e la Bibbia del Fanciullo di ACS, per un totale di 295mila euro;   - intenzioni di Messe per più di cento sacerdoti iracheni, molti dei quali sfollati a causa della crisi, per un totale di oltre 88mila euro;   - aiuti ai ventotto seminaristi del Seminario San Pietro di Ankawa, per un totale di 39mila euro. - contributi per le suore del Sacro Cuore, che sono dovute fuggire da Mosul, per un totale di 19mila euro; - donazioni al Babel College di Filosofia e Teologia di Ankawa, per un totale di 78mila euro; - contributi per permettere lo svolgimento della catechesi nelle venti parrocchie di Ankawa, per un totale di 38mila euro.     «Questa antica comunità rischia di scomparire per sempre – afferma padre Andrzej Halemba, responsabile internazionale ACS per il Medio Oriente – i cristiani hanno sofferto tantissimo e questa  per noi un’occasione unica per dare loro ciò di cui hanno bisogno per affrontare l’inverno». Grato del sostegno l’arcivescovo caldeo di Erbil, monsignor Bashar Warda, ha voluto ringraziare ACS «per aver agito tanto rapidamente». Anche l’arcivescovo di Mosul, monsignor Emil Nona, un rifugiato come i suoi fedeli e da quando lo Stato Islamico ha conquistato la seconda città d’Iraq, non è mai potuto tornare a casa. «Sono personalmente grato ad ACS – afferma – perché ci ha donato la speranza».

Assicuriamo un futuro alla Chiesa irachena

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La Chiesa in Iraq affronta uno dei momenti più difficili di tutta la propria storia. La violenza, l’odio, le divisioni interne alla società, l’emigrazione sono ormai divenuti parte integrante della quotidianità dei cristiani iracheni e in una tanto drammatica situazione non è semplice vivere e proclamare i principi della fede cristiana. La Chiesa ha la grande responsabilità di sostenere la comunità di fedeli e di aiutare in particolare i giovani a proteggere e coltivare la loro fede. Ecco perché istituzioni come il Babel College sono importanti.

  Il Babel College è l’unico istituto cristiano di studi superiori d’Iraq. È stato istituito nel 1990 offrire un’istruzione religiosa di migliore qualità. L’ateneo comprende una facoltà di Teologia di Erbil, affiliata alla Pontificia Università Urbaniana, e due istituti di Catechesi e di Scienze religiose che si trovano a Bagdad e a Erbil. La struttura accoglie studenti di tutte le denominazioni cristiane e offre opportunità di incontro co la comunità musulmana. L’esistenza del Babel College è interpretata come un segno di speranza dalla Chiesa e da tutti i cristiani iracheni. Ogni studente rappresenta il futuro della Chiesa irachena. Ed investire su di loro significa garantire un avvenire alla Chiesa e alla comunità cristiana. Quest’anno sono 50 gli studenti iscritti al corso di Teologia e 400 quelli che frequentano gli istituti di Catechesi e di Scienze religiose. Sono sacerdoti, seminaristi, religiosi e religiose, ma anche laici. ACS ha deciso di contribuire ai loro studi per assicurare un futuro alla Chiesa irachena. ACS SOSTERRÀ IL BABEL COLLEGE CON UN CONTRIBUTO DI 78MILA EURO

I cristiani in Iraq hanno ancora bisogno di voi!

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I CRISTIANI IN IRAQ HANNO ANCORA BISOGNO DI VOI!

 

GRAZIE ALLA VOSTRA GENEROSITÀ DAL 2003 AD OGGI ABBIAMO DONATO ALLA COMUNITÀ CRISTIANA IRACHENA…

 

  • Più di un milione di euro di aiuti ai rifugiati in Iraq e all’estero
  • Circa 600mila euro di sostegni alla formazione di seminaristi, sacerdoti, religiosi e religiose
  • Più di un milione di euro di offerte devolute alla costruzione e alla riparazione di chiese, conventi, seminari, centri diocesani polifunzionali
  • Quasi 370mila euro in intenzioni di Sante Messe per i sacerdoti
  • Decine di migliaia di copie della Bibbia del Fanciullo in arabo e assiro orientale

     

MA PURTROPPO È RIMASTO ANCORA MOLTO DA FARE

AIUTATECI!

Ai cristiani iracheni è rimasta solo la speranza: speranza della pace, del ritorno dei loro familiari, della fine del dolore quotidiano per la morte dei loro cari. Chiunque ne ha la possibilità lascia il Paese. Chi è rimasto, vive da anni in un permanente stato d’emergenza oppure, spesso, diviene un martire come i due sacerdoti assassinati nella cattedrale siro cattolica di Bagdad.

 Grazie al vostro aiuto, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha potuto rafforzare l’opera di apostolato delle chiese cristiane e migliorare la condizione dei fedeli. Con il vostro sostegno continueremo a sostenere la comunità cristiana irachena.

       

ECCO COME POTETE AIUTARLI!

 

 Appuntamento a Rio de Janeiro!

 Pacchi di alimenti per i rifugiati di Zakho, Kurdistan

 Sostegno alle vittime del tragico attentato contro la cattedrale siro-cattolica di Bagdad

 Aiuti alla formazione per gli studenti dell’Istituto Biblico di Mosul

 Un veicolo per il lavoro pastorale a Sulaymaniya

 Corsi di catechesi ad Erbil

 Libri e pullman per gli studenti di Ankawa

 Sostegno ai seminaristi del Seminario maggiore di Qaraqosh

 

 

 

 

 

Iraq. Sostegno ai seminaristi del Seminario maggiore di Qaraqosh

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I sacerdoti che lavorano in Iraq, come tutti i cristiani del Paese, convivono costantemente con il pericolo di nuovi attacchi o sequestri. Ma nonostante tutto, ci sono ancora giovani fermamente decisi a donare la loro vita a Dio e ad aiutare i cristiani nel loro Paese. Come i 18 seminaristi del Seminario maggiore siro-cattolico di San Efrén a Qaraqosh nel Kurdistan iracheno. In quest’area vivono tantissimi cristiani che hanno assoluto bisogno dell’assistenza di sacerdoti per mantenere salda la loro fede.   Da anni, i benefattori di Aiuto alla Chiesa che Soffre, sostengono il Seminario maggiore di Qaraqosh e monsignor Basilios Georges Casmoussa, arcivescovo emerito della Chiesa siro-cattolica, vi è molto grato. “Grazie a voi abbiamo potuto continuare con fiducia la formazione dei futuri apostoli delle nostre chiese”. Su richiesta di monsignor Casmoussa, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha dato la possibilità ai seminaristi di partecipare alla GMG di Madrid nell’estate 2011. Monsignor Casmoussa assicura: “Per un giovane che si appresta a diventare sacerdote, Un pellegrinaggio come questo rappresenta un sogno. Con il vostro aiuto abbiamo reso felici i nostri giovani seminaristi, che si preparavano al sacerdozio tra la violenza e il dolore che viviamo oggi in Iraq. L’opportunità di incontrare altri seminaristi e giovani impegnati ha rinforzato la loro fede e la loro vocazione”.   Arteen Mibshir Batroos Kabo ha quasi 19 anni e frequenta il primo anno di Filosofia. Quando è stato a Madrid, l’arcivescovo della città, il cardinale Varela, era così contento di ricevere lui e i suoi compagni che ha organizzato per loro un nuovo viaggio a Fatima. Purtroppo, né la diocesi di Madrid né tantomeno il Seminario maggiore possono affrontare le spese di viaggio. E quindi monsignor Casmoussa ha chiesto il nostro aiuto.  “Vi ringrazio di cuore per il vostro sostegno e le vostre preghiere”. Avete fatto avverare il sogno dei miei seminaristi. E so che non ci abbandonerete neanche stavolta! Dio vi benedica!   Aiutateli ancora! Fate un’offerta

Iraq. Corsi di catechesi ad Erbil

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Malgrado le gravi difficoltà vissute dai cristiani iracheni, constatiamo con gioia che molti giovani partecipano attivamente alla vita di chiesa... Siamo grati a Dio per questo e speriamo che i nostri programmi di catechesi continuino a formare le nuove generazioni di fedeli”, ci scrive mons. Bashar Warda, arcivescovo di Erbil.   L’arcivescovo desidera che 125 catechisti, di età compresa tra i 18 e i 35 anni, possano partecipare ad un corso di formazione. I giovani provengono da tutte le diocesi cattoliche del Paese e sono pronti ad affrontare un intense giornate di studio: dalla Santa Messa alle 7 del mattino con la Santa Messa fino alle 8 della sera.  I catechisti inizieranno approfondendo la lettera apostolica con cui Benedetto XVI ha indetto l’Anno della Fede, per poi passare ad altri argomenti legati alla catechesi. Per tutta la settimana pregheranno insieme e condivideranno opinioni.               Secondo padre Halemba, responsabile di Aiuto alla Chiesa che Soffre per l’Iraq, la formazione costante dei catechisti è fondamentale, specialmente in questo Anno della Fede. Per resistere alle difficoltà di ogni giorno, i cristiani hanno bisogno anche di essere rinforzati nella fede. E quando i catechisti torneranno nelle loro parrocchie d’origine potranno trasmettere agli altri ciò che hanno appreso. E porteranno con loro anche la forza della fede e dell’esperienza di comunità che hanno vissuto ad Erbil.     Sosteneteli!  Fate un’offerta

Iraq. Libri e pullman per gli studenti di Ankawa

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È venerdì e, come sempre, davanti al centro per la catechesi di Ankawa arriva un pullman pieno di ragazzi e bambini. Sono in più di 1.360 a partecipare alla catechesi e vengono dalle tre parrocchie di Ankawa. Studiano con l’ausilio di una raccolta di dodici volumi che, secondo l’arcivescovo Bashar Warda di Erbil, offrono “un’istruzione eccellente per l’educazione cattolica”. “Con metodi interattivi, gli alunni apprendono la storia della Chiesa e i suoi insegnamenti, insieme alle preghiere e ai sacramenti”.   Questa catechesi non consiste nell’imparare a memoria i principi della Chiesa, ma aiuta giovani e bambini a ragionare in modo creativo sulla fede. Mentre i più piccoli conoscono la vita di Gesù attraverso immagini e racconti, e calando quanto appreso nella loro quotidianità cristiana, i più grandi condividono opinioni personali sulla dottrina cattolica della Chiesa e discutono delle loro responsabilità nei confronti della società.   Ad Ankawa vivono circa 6.000 famiglie cattoliche e, negli ultimi mesi, si sono unite ad esse centinaia di famiglie fuggite da Bagdad e Mosul a causa delle violenze anticristiane. Ma le tre parrocchie hanno bisogno di altri libri e del denaro necessario a pagare il pullman che porta i giovani dai villaggi circostanti al centro per la catechesi. Grazie al vostro aiuto è stato possibile pagare i costi di trasporto per dieci mesi e l’acquisto dei libri. E l’arcivescovo Warda, è grato a “tutti voi benefattori per il vostro aiuto. Dio benedica loro e la loro missione”.   Continuate ad aiutarli! Fate un’offerta

Iraq. Un veicolo per il lavoro pastorale a Sulaymaniya

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Padre Petzold è arrivato in Iraq nel 2011 su richiesta dell’allora arcivescovo di Kirkuk, mons. Luis Sako. Oggi, insieme ad altri due religiosi, assiste la comunità cattolica di Sulaymaniya, nel Kurdistan iracheno. I tre monaci appartengono alla comunità monastica Al Khalil, fondata nel 1991 dal gesuita padre Paolo Dall’Oglio a Dei Mar Musa (Siria).   Questi religiosi vivono secondo la regola benedettina ora et labora, completata dal loro carisma, basato sulle virtù arabe dell’ospitalità e del dialogo. Per questo promuovono in modo particolare le relazioni e il dialogo tra cattolici e ortodossi e tra cristiani e musulmani. Spesso ospitano dei pellegrini con i quali, per alcune settimane, condividono con loro la vita monacale. “Tra loro – ci scrivono - vi sono turisti, diplomatici, molte famiglie musulmane di Nebek e della regione, associazioni sportive e culturali, gruppi ecclesiastici, persone che si recano per gli esercizi spirituali ed altre che si fermano per mesi per intraprendere il loro cammino verso Signore”.   Lo scoppio della guerra in Siria ha colpito anche il loro monastero, nelle montagne siriane. “La guerra blocca tutte le attività”, scrive padre Jens. Padre Paolo Dall’Oglio è stato espulso dalla Siria e alcuni monaci ed alcune religiose dovevano andare a Sulaymaniya molto tempo fa’, ma sono ancora bloccati in Siria in “condizioni di sicurezza estremamente precarie”. La zona in cui si trova il monastero è sempre stata una regione di contrabbandieri, spiega padre Jens. “Alcune località vivono praticamente di criminalità. Normalmente sono estranee da guerre e dispute religiose, ma approfittano della situazione d’incertezza... Ci sono anche sempre più casi di rapimenti a scopo di riscatto”.   Deir Mar Musa è sempre più spesso preda dei ladri. “Hanno rubato il nostro gregge di capre il trattore e il compressore ed hanno anche minacciato i pastori – dice padre Jens - Per noi è stato un duro colpo, perché con il gregge e il caseificio, che abbiamo da venti anni, volevamo mettere in pratica un tipo di sfruttamento del terreno fedele alla tradizione”. Padre Jens e i suoi due confratelli hanno costruito a Sulaymaniya un monastero. Inoltre, da poco hanno aggiunto un alloggio per le religiose e gli ospiti, insieme ad alcuni alloggi ed ad un ufficio. I religiosi i ricevono regolarmente i pellegrini e sono in buoni rapporti con i loro vicini musulmani.   I fedeli lavorano fino a tardi e gli incontri e la Messa hanno luogo quando il sole è tramontato e non c’è più trasporto pubblico. Alcuni di loro non hanno l’auto, perciò devono tornare a casa a piedi percorrendo fino a dieci chilometri. Ai religiosi piacerebbe accompagnarli. Per questo ci hanno chiesto aiuto per poter comprare un auto che permetta loro anche di effettuare delle escursioni nei dintorni della città.                 Aiuto alla Chiesa che soffre ha promesso 20.000 euro per l’acquisto di un’auto e per contribuire così alla costruzione della nuova comunità di Sulaymaniya.   Contribuite anche voi alla nascita di questa nuova comunità di fedeli!  Fate un’offerta