Una cappella per il nuovo insediamento cristiano di Pansara.

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  La parrocchia di San Paolo a Pansara – circa 25  chilometri a sud di Faisalabad – è immersa in un’atmosfera di pace. Gli alunni della scuola parrocchiale hanno dipinto il muro che circonda l’intero complesso – che oltre alla scuola e la chiesa comprende anche la casa parrocchiale - con disegni variopinti ispirati alla pace. Tutto intorno, i bambini giocano a calcio e i canarini cinguettano sugli alberi da frutto piantati dal parroco.   La parrocchia, fondata nel febbraio del 2010, comprende circa 30 villaggi e quindi il parroco, padre Emmanuel Parvez, ha il suo bel da fare. Ha molti progetti ma, soprattutto, vuole migliorare le condizioni di vita della popolazione locale, per lo più impiegata nelle 25 fabbriche di mattoni di Pansara. In queste fabbriche lavorano anche tanti bambini. A mani nude danno forma a mattoni di fango che poi lasceranno seccare al sole. Se inizia a piovere prima che i mattoni vengano infornati, l’intero lavoro va perso e nessuno riceve la paga giornaliera. Gli operai sono trattati come schiavi e vivono in condizioni terribili. Quando vengono licenziati, senza preavviso, sono costretti a vagabondare assieme alle loro famiglie in cerca di un rifugio. E quando sono costretti a chiedere un prestito al proprietario della fabbrica – ad esempio quando un membro della famiglia ha bisogno di cure mediche – le famiglie devono pagare per generazioni gli enormi interessi. Padre Emmanuel Parvez aiuta molte di queste famiglie ad uscire dalla schiavitù e vorrebbe creare un piccolo insediamento con una scuola, un ambulatorio, una cappella e 80 case per altrettante famiglie.     Padre Emmanuel è particolarmente preoccupato per i bambini, che in Pakistan convivono quotidianamente con povertà, lavoro infantile, terrorismo e violenza. Il parroco vuole proteggerli e donare loro un futuro migliore e per questo organizza numerose attività alle quali partecipano anche bambini musulmani. In questo modo, giocando e dialogando insieme, si promuove la convivenza pacifica.           Padre Emmanuel era anche lo zio di Shahbaz Bhatti, il ministro per le Minoranze brutalmente assassinato da alcuni estremisti nel marzo 2011 perché si era opposto alla legge anti-blasfemia e aveva cercato di difendere Asia Bibi. Come molti parenti di Bhatti padre Emmanuel ha ricevuto numerose telefonate minatorie. Ma nonostante tutto ha scelto di rimanere.   Molta gente in Pakistan ha bisogno del suo servizio pastorale, del suo aiuto e della sua coraggiosa testimonianza. E noi vogliamo aiutarlo. Abbiamo promesso 13.000 per la costruzione della cappella nel nuovo insediamento. Sostenete anche voi i cristiani in Pakistan. Fate un’offerta!   E se volete conoscere meglio le difficili condizioni in cui vivono i cristiani pachistani leggete il nostro libro-testimonianza «Pakistan-Nel segno della Croce» e guardate il nostro documentario «Pakistan: dove essere cristiani è un crimine».