Salviamo dalla chiusura 61 scuole cattoliche libanesi

Cari benefattori, cari amici, 

dall’ottobre 2019 una piaga apocalittica scuote il Libano con il crollo di un Paese e lo schiacciamento di un popolo sotto la pressione di una situazione economica grave che umilia i cittadini. Tutto questo a causa di uno Stato completamente assente nell’erogazione dei servizi pubblici essenziali, assenza i cui effetti abbiamo sperimentato, in particolare, in occasione dell’esplosione nel porto di Beirut, descritta come di portata nucleare.

La povertà sta devastando pesantemente le nostre comunità e i nostri fedeli vivono come dei condannati a morte a causa della corruzione dilagante. Di fronte a questa situazione drammatica tutti cercano di fuggire: medici, professori universitari, artigiani, giovani e quanti abbiano l’opportunità di farlo.

Con l’incubo del dollaro che ha completamente fagocitato il valore della lira libanese, come possiamo continuare a vivere con uno stipendio che non supera in media l’equivalente di 40 dollari? Viviamo come persone destinate a morire perché non possiamo più permetterci di pagare i farmaci per le malattie croniche, né di pagare i ricoveri ospedalieri, né l’elettricità, né il gas butano. E che dire quando le famiglie vengono private dei generi alimentari di prima necessità e del latte per i bambini piccoli? Proviamo una grande amarezza che rattrista il cuore e grande vergogna!

Il quadro di un Libano deteriorato e martoriato è ulteriormente appesantito dalla presenza di due milioni di rifugiati, di cui 1,5 milioni siriani, in un Paese che corrisponde a circa un trentesimo della Vostra Italia.

La Chiesa, la cui missione è quella di predicare il Regno di Dio, cerca con i suoi modesti mezzi di compensare l’assenza dello Stato attraverso ospedali e scuole di proprietà delle congregazioni religiose. Tali istituti, tuttavia, soffrono per la crisi economica, e ci si chiede quanto potranno ancora resistere considerata la mancanza di fondi e la partenza di insegnanti, medici e infermieri. E le diocesi, che non hanno entrate ma che ogni giorno devono aiutare le famiglie povere, come possono continuare la loro  missione? 

Desidero esprimere un sentito ringraziamento ad Aiuto alla Chiesa che Soffre, che da decenni sostiene generosamente la Chiesa in Libano, dimostrandoci fraternità, solidarietà e vicinanza, tali da consentirci di continuare nel nostro apostolato e nella nostra testimonianza cristiana. A nome di tutti i libanesi sostenuti dalla Vostra Fondazione esprimo la mia profonda gratitudine. 

Portiamo calorosamente Voi e i Vostri cari nelle nostre preghiere.

† Charbel Abdallah
Arcivescovo maronita di Tiro (Libano)