Iraq. Un veicolo per il lavoro pastorale a Sulaymaniya

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Padre Petzold è arrivato in Iraq nel 2011 su richiesta dell’allora arcivescovo di Kirkuk, mons. Luis Sako. Oggi, insieme ad altri due religiosi, assiste la comunità cattolica di Sulaymaniya, nel Kurdistan iracheno. I tre monaci appartengono alla comunità monastica Al Khalil, fondata nel 1991 dal gesuita padre Paolo Dall’Oglio a Dei Mar Musa (Siria).   Questi religiosi vivono secondo la regola benedettina ora et labora, completata dal loro carisma, basato sulle virtù arabe dell’ospitalità e del dialogo. Per questo promuovono in modo particolare le relazioni e il dialogo tra cattolici e ortodossi e tra cristiani e musulmani. Spesso ospitano dei pellegrini con i quali, per alcune settimane, condividono con loro la vita monacale. “Tra loro – ci scrivono - vi sono turisti, diplomatici, molte famiglie musulmane di Nebek e della regione, associazioni sportive e culturali, gruppi ecclesiastici, persone che si recano per gli esercizi spirituali ed altre che si fermano per mesi per intraprendere il loro cammino verso Signore”.   Lo scoppio della guerra in Siria ha colpito anche il loro monastero, nelle montagne siriane. “La guerra blocca tutte le attività”, scrive padre Jens. Padre Paolo Dall’Oglio è stato espulso dalla Siria e alcuni monaci ed alcune religiose dovevano andare a Sulaymaniya molto tempo fa’, ma sono ancora bloccati in Siria in “condizioni di sicurezza estremamente precarie”. La zona in cui si trova il monastero è sempre stata una regione di contrabbandieri, spiega padre Jens. “Alcune località vivono praticamente di criminalità. Normalmente sono estranee da guerre e dispute religiose, ma approfittano della situazione d’incertezza... Ci sono anche sempre più casi di rapimenti a scopo di riscatto”.   Deir Mar Musa è sempre più spesso preda dei ladri. “Hanno rubato il nostro gregge di capre il trattore e il compressore ed hanno anche minacciato i pastori – dice padre Jens - Per noi è stato un duro colpo, perché con il gregge e il caseificio, che abbiamo da venti anni, volevamo mettere in pratica un tipo di sfruttamento del terreno fedele alla tradizione”. Padre Jens e i suoi due confratelli hanno costruito a Sulaymaniya un monastero. Inoltre, da poco hanno aggiunto un alloggio per le religiose e gli ospiti, insieme ad alcuni alloggi ed ad un ufficio. I religiosi i ricevono regolarmente i pellegrini e sono in buoni rapporti con i loro vicini musulmani.   I fedeli lavorano fino a tardi e gli incontri e la Messa hanno luogo quando il sole è tramontato e non c’è più trasporto pubblico. Alcuni di loro non hanno l’auto, perciò devono tornare a casa a piedi percorrendo fino a dieci chilometri. Ai religiosi piacerebbe accompagnarli. Per questo ci hanno chiesto aiuto per poter comprare un auto che permetta loro anche di effettuare delle escursioni nei dintorni della città.                 Aiuto alla Chiesa che soffre ha promesso 20.000 euro per l’acquisto di un’auto e per contribuire così alla costruzione della nuova comunità di Sulaymaniya.   Contribuite anche voi alla nascita di questa nuova comunità di fedeli!  Fate un’offerta