Pensa alle sorelle cristiane perseguitate: la storia di Deborah

Deborah Samuel Yakubu: ennesima vittima della violenza estremista in Nigeria

 

Deborah Samuel Yakubu era una studentessa di economia, una giovane cristiana che non aveva paura di manifestare liberamente il proprio pensiero.

Studiava presso lo Shehu Shagari College of Education a Sokoto, nel nord della Nigeria e, come tutti gli altri studenti, il 12 maggio 2022 rientrò al college dalle vacanze. Aveva solo 22 anni quando fu brutalmente trascinata fuori dal dormitorio dai suoi stessi compagni di classe e lapidata a morte. Il suo corpo fu poi dato alle fiamme.
 

Perché tanta violenza?

A scatenarla un semplice messaggio WhatsApp. Deborah aveva denunciato l'introduzione forzata della religione islamica in un gruppo di studio accademico.  Il messaggio fu considerato blasfemo dai compagni che, accecati dall’odio, l’aggredirono con brutalità inaudita.

I testimoni raccontarono che «gli agenti di sicurezza della scuola e la polizia tentarono di salvare la vittima ma furono sopraffatti dagli studenti».

Deborah, purtroppo, pagò con la vita un atto di coraggio che avrebbe dovuto aprire al dialogo piuttosto che scatenare la violenza.
 

Una comunità dilaniata dalla sofferenza

L’episodio sconvolse una nazione già estremamente sofferente. Il Segretario del Consiglio del Sultanato dello Stato di Sokoto, Sa’idu Mohammadu Maccido, in una dichiarazione ufficiale condannò l'aggressione, sottolineandone l'ingiustificabilità. Ciononostante, nei giorni successivi gruppi di estremisti distrussero le finestre della cattedrale della Sacra Famiglia e diedero parzialmente alle fiamme la chiesa di San Kevin.

La famiglia di Deborah dovette abbandonare la propria casa per rifugiarsi nel sud cristiano della Nigeria, in cerca di sicurezza e conforto.

 

Cosa possiamo fare? 

Anche se vicende come quella di Deborah accadono a migliaia di chilometri da noi, ma non possiamo ignorarle. Sono tragedie che si verificano ogni giorno, sfuggendo troppo spesso all'attenzione dei media e del mondo. Donne innocenti, semplicemente perché cristiane, subiscono violenze atroci e discriminazioni inaccettabili. 

Per questo è importante diffondere la storia di Deborah e delle donne che come lei testimoniano la fede con la vita e altrettanto importante è contribuire concretamente per offrire loro una speranza, un rifugio e un aiuto vitale per proteggerle e dar loro conforto.