Aiutiamo i cristiani di Libano e Pakistan

Da anni il Libano soffre per la continua emigrazione della popolazione cristiana, e ciò aumenta il rischio che il cristianesimo scompaia dal Medio Oriente.

In Pakistan i cristiani sono oggetto di attacchi da parte degli estremisti islamici e non viene assicurata loro giustizia.

 

Aiutiamo i cristiani di Libano e Pakistan

Da anni il Libano soffre per la continua emigrazione della popolazione cristiana, e ciò aumenta il rischio che il cristianesimo scompaia dal Medio Oriente.

In Pakistan i cristiani sono oggetto di attacchi da parte degli estremisti islamici e non viene assicurata loro giustizia.

 

5 progetti per la Quaresima 2024

In occasione della Quaresima 2024 Aiuto alla Chiesa che Soffre propone alla carità dei benefattori cinque progetti, cinque importanti iniziative, che ci permetteranno di allievare le sofferenze dei nostri fratelli nella fede in altrettante nazioni particolarmente problematiche per le comunità cristiane.

5 progetti per la Quaresima 2024

In occasione della Quaresima 2024 Aiuto alla Chiesa che Soffre propone alla carità dei benefattori cinque progetti, cinque importanti iniziative, che ci permetteranno di allievare le sofferenze dei nostri fratelli nella fede in altrettante nazioni particolarmente problematiche per le comunità cristiane.

ACS a fianco dei cristiani sofferenti in Pakistan e Burkina Faso

Vi proponiamo due importanti iniziative, che hanno lo scopo di difendere e sostenere le giovani donne cristiane del Pakistan e i seminaristi del Burkina Faso.

ACS a fianco dei cristiani sofferenti in Pakistan e Burkina Faso

Vi proponiamo due importanti iniziative, che hanno lo scopo di difendere e sostenere le giovani donne cristiane del Pakistan e i seminaristi del Burkina Faso.

Aiutiamo i cristiani del Pakistan e del Camerun!

In Pakistan le comunità cristiane continuano a essere fortemente discriminate. Gli esempi di discriminazione sono numerosi, tra cui gli annunci di lavoro pubblici per operatori sanitari, spazzini e addetti alle fogne «riservati ai non musulmani» e le iniziative di protezione dalle alluvioni che non hanno tenuto conto delle comunità cristiane. Anche la persecuzione sistematica rimane un problema grave: ragazze cristiane rapite, ridotte in schiavitù sessuale, costrette a "convertirsi" e a sposare il proprio sequestratore; leggi sulla blasfemia che violano i diritti dei fedeli; folle responsabili di aggressioni e omicidi extragiudiziali; un’educazione sempre più islamocentrica che contribuisce alla discriminazione e agli atteggiamenti negativi verso i membri delle minoranze religiose.

Il Camerun lotta contro i conflitti settari e le minacce terroristiche esterne. Le sfide interne sono rappresentate prevalentemente dagli scontri tra anglofoni e francofoni nelle regioni nord-occidentali e sud-occidentali. La regione dell’estremo Nord del Paese è inoltre destabilizzata dagli scontri tra estremisti armati concorrenti, come Boko Haram e il gruppo scissionista ISWAP. Tra le varie religioni, la comunità cristiana è riconosciuta come la più colpita, con segnalazioni di numerosi civili rapiti dai jihadisti, tra cui donne e ragazze cristiane, spesso abusate sessualmente e costrette a sposarsi con uomini musulmani.

In Pakistan i cristiani fuggono dagli estremisti islamici che bruciano case e chiese

Come avrete letto sui principali giornali o ascoltato dai telegiornali, lo scorso 16 agosto 2023 oltre 1.000 cristiani di Jaranwala, vicino Faisalabad, nel Punjab pakistano, sono stati costretti a fuggire per sottrarsi alle feroci violenze degli estremisti islamici che hanno incendiato e distrutto 21 chiese e cappelle e centinaia di case cristiane.

L’ondata di violenza sarebbe stata scatenata da un presunto atto di blasfemia di due cristiani accusati di aver dileggiato il Corano e insultato il Profeta dell'Islam. L’ennesima  volta in cui la legge antiblasfemia in Pakistan viene usata per giustificare violenze private contro i nostri fratelli nella fede.

Lacrime di tristezza e paura sono state versate domenica 20 agosto mentre, protetti da un imponente cordone delle forze di polizia, una eroica folla di 700 fedeli partecipava alla Messa fuori dalla chiesa di San Paolo, anch’essa data alle fiamme. La celebrazione è stata presieduta in strada da Mons. Indrias Rehmat, Vescovo di Faisalabad.

La Conferenza episcopale cattolica pakistana in un comunicato ha chiesto al governo «non solo di assicurare i colpevoli alla giustizia, ma anche di adottare misure forti per proteggere le minoranze e politiche finalizzate ad evitare che tali incidenti possano verificarsi in futuro». Il comunicato si chiude con una domanda retorica: «Sarà fatta giustizia? È molto triste constatare che le esperienze passate ci dimostrano che non è successo nulla e che tutto è stato dimenticato».

Stessa richiesta è giunta dall’Arcivescovo di Islamabad-Rawalpindi, Mons. Joseph Arshad, che ha definito gli attacchi «un atto ripugnante che contraddice l’essenza stessa della pace, del rispetto e della tolleranza che la nostra nazione si sforza di sostenere» e dall’Arcivescovo di Karachi, Mons. Benny Travas. In una lettera che ha inviato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre scrive: «ancora una volta abbiamo le stesse vecchie condanne e visite da parte di politici e altri funzionari governativi che esprimono la loro solidarietà alla comunità cristiana», affermando che «”giustizia sarà fatta”, ma in realtà nulla si realizza e tutto viene dimenticato».

La Chiesa ovviamente non si è limitata a denunciare l’accaduto, ma si è subito attivata per fornire anche pacchi alimentari, sapone, articoli sanitari, tazze, piatti e altri beni di prima necessità. Aiuto alla Chiesa che Soffre, da sempre vicina ai fratelli in Pakistan, lancia un appello ai benefattori per aiutare la comunità cristiana pakistana, perseguitata e oppressa. Con i collaboratori locali stiamo individuando, con la maggiore rapidità possibile, gli interventi più urgenti, ma per realizzarli c’è bisogno, come sempre, della preghiera e della carità di ogni benefattore.

Grazie di cuore in anticipo per ogni donazione, piccola o grande che sia, e fraterni saluti.

Aiuto alla Chiesa che Soffre - Italia 

Aiutiamo i cattolici pachistani in ginocchio per le inondazioni

Il Pakistan, e in particolare le sue comunità più povere, innanzitutto quella cristiana, vive tempi tragici dopo che nelle ultime settimane le inondazioni monsoniche hanno devastato gran parte del Paese. Il bilancio provvisorio è di oltre 1.500 morti, diverse migliaia di feriti e più di sei milioni di persone direttamente colpite dagli effetti delle peggiori alluvioni degli ultimi trent'anni. 

Secondo le informazioni inviate ad Aiuto alla Chiesa che Soffre dal Vescovo Samson Shukardin, la situazione nella diocesi di Hyderabad è tragica. Tutte le 19 parrocchie dei 22 distretti della provincia di Sindh sono state infatti gravemente colpite. «Migliaia di famiglie sono circondate dall'acqua e migliaia si sono sistemate ai bordi della strada in condizioni subumane. Non hanno cibo, né acqua pulita, né ripari, né latrine, né strutture igienico-sanitarie. I bambini sono quelli che soffrono di più. Le persone si ammalano bevendo acqua contaminata e la piaga delle zanzare sta diffondendo la malaria e diverse malattie della pelle nelle comunità colpite dall'alluvione», afferma il Vescovo, che si è rivolto ad ACS per ricevere urgentemente aiuto per i propri fedeli. 

«Le persone vivono all'aperto, le loro case sono danneggiate, le strade sono state interrotte dalle inondazioni, le catene di approvvigionamento dei prodotti di base sono gravemente colpite e il rischio di epidemie è imminente a causa dell'acqua stagnante e delle previsioni di ulteriori piogge», spiega l'Arcivescovo di Karachi Benny Travas.  

In risposta a questi appelli, che si uniscono a quelli lanciati da Papa Francesco, ACS intende inviare aiuti di emergenza per un valore di 200.000 euro per consentire alla diocesi di Hyderabad di fornire assistenza urgente a più di 5.000 famiglie. Il sostegno comprende pacchi alimentari per un mese, sussidi in denaro per le famiglie più vulnerabili, unità sanitarie mobili, rifugi temporanei e articoli di base come zanzariere e repellenti contro gli insetti. Oltre a ciò, le chiese e le infrastrutture comunitarie danneggiate devono essere riparate per fornire un tetto alle vittime del disastro. Abbiamo inoltre promesso 30.000 euro all’arcidiocesi di Karachi, al fine di fornire 310 pacchi alimentari e kit per la cucina

Chiunque possa contribuire a questi due progetti di ACS con un’offerta, piccola o grande che sia, donerà speranza a una comunità cattolica prostrata e gravemente sofferente. 

Grazie di cuore a nome dei nostri fratelli del Pakistan e fraterni saluti.

Aiuto alla Chiesa che Soffre - Italia

Covid in Pakistan: aiuti di emergenza per sacerdoti, catechisti e famiglie più bisognose

La Repubblica islamica del Pakistan è stata duramente colpita dalla pandemia di coronavirus e le conseguenze sono ricadute in particolare sulla minoranza cristiana del Paese. Anche in tempi normali i cristiani sono gravemente svantaggiati e discriminati. Appartenendo per la maggior parte alle fasce più povere della società, difficilmente hanno la possibilità di vivere dignitosamente. Molti sono disoccupati e i loro figli sono stati costretti ad abbandonare la scuola. Le agenzie umanitarie locali di solito aiutano solo i musulmani, e anche quelle statali spesso escludono i cristiani e le altre minoranze.

La stessa Chiesa cattolica è stata duramente colpita dalle conseguenze economiche della pandemia. Per molto tempo le chiese sono state chiuse e le raccolte domenicali si sono ridotte al lumicino. ACS vuole aiutare i 40 sacerdoti, 55 catechisti e le famiglie più bisognose della diocesi di Islamabad-Rawalpindi con un contributo di 30.000 euro. La fondazione pontificia intende aiutare anche 1.600 famiglie cristiane bisognose nella provincia del Punjab con altri 30.000 euro. 

Vuoi dare loro un aiuto?