Zanzibar. Aiutiamo i sacerdoti a combattere l'estremismo

Immagine di Zanzibar. Aiutiamo i sacerdoti a combattere l'estremismo

Lo scorso gennaio la diocesi cattolica di Zanzibar ha celebrato il proprio 150esimo anniversario. La fede cattolica è stata portata nell’arcipelago semiautonomo dai padri Spiritani ed ora la locale comunità conta circa 13.600 fedeli, divisi tra le isole di Unguja e Pemba.

Un numero certamente esiguo che rappresenta appena l’1% della popolazione a fronte di un 98% di musulmani. I rapporti interreligiosi sono sempre stati buoni, sin da quando un secolo e mezzo fa il sultano Sayyed Majid bin Said accolse calorosamente i primi missionari.

Purtroppo però negli ultimi mesi vi è stato un notevole aumento delle tensioni interreligiose e il 17 febbraio scorso un sacerdote della diocesi, padre Evariste Mushi, è stato ucciso da alcuni fondamentalisti davanti alla cattedrale di San Giuseppe di Zanzibar.

«L’assassinio di padre Evariste – spiega il vescovo della diocesi, monsignor Augustine Shao - non rappresenta un fatto isolato, ma l’espressione preoccupante di un’ideologia estremista». Prima ancora dell’attentato molti esponenti del clero avevano ricevuto minacce e diverse Chiese erano state incendiate. Inoltre nei mesi scorsi è stato ferito un altro sacerdote, padre Ambrose Mkenda, e uno sceicco moderato che invocava il dialogo interreligioso è stato sfregiato con dell’acido.

Nonostante le difficoltà, la fede dei cattolici di Zanzibar è forte ed i 18 sacerdoti della diocesi hanno davvero un bel da fare, soprattutto per promuovere il dialogo interreligioso.

Abbiamo promesso a monsignor Shao di donare intenzioni di messe per i suoi sacerdoti.

Aiutate anche voi l’opera di questa Chiesa coraggiosa che pur minacciata continua a promuovere il dialogo. Fate un’offerta!