Costruiamo un centro per la pastorale giovanile a Sarajevo!

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Dal 1992 al 1995 la Bosnia ed Erzegovina è stata teatro di una drammatica guerra civile durante la quale più di 243mila persone hanno perso la vita e oltre 2milioni hanno perso la propria casa. Una gran quantità di chiese, monasteri ed altre proprietà ecclesiali sono state deliberatamente distrutti. E a 19 anni dalla fine del conflitto i segni di quanto è accaduto sono ancora visibili.

Conscio delle gravi difficoltà affrontate dalla Chiesa e dalla popolazione, nel corso del suo pontificato Giovanni Paolo II volle visitare il paese per ben due volte: nel 1997 e nel 2003. «Vi abbraccio, figli e figlie della Chiesa della Bosnia ed Erzegovina – disse in un’omelia pronunciata a Sarajevo – Sappiate che questo luogo ha un posto speciale nel mio cuore del Papa. Parlo costantemente al Signore della sofferenza che rende ancora tortuoso il vostro cammino e condivido con voi, pieno di speranza, l’attesa di un futuro migliore». E poi aggiunse: «Se riusciremo a creare un’atmosfera di piena riconciliazione, vorrà dire che la morte di tanti innocenti non è stata vana. Le numerose vittime devono spronarci a costruire nuovi relazioni di amore fraterno e reciproca comprensione».

Tra poco a Sarajevo vi sarà un centro per la pastorale giovanile che porterà il nome di questo grande Papa. La prima fase dei lavori è stata completata e la seconda è già iniziata. Il centro darà la possibilità a giovani provenienti da tutto il paese di incontrarsi, conoscersi e prendere parte insieme alle varie attività.

La struttura prevedrà anche degli alloggi per dormire, così che le varie iniziative possano durare anche più giorni. Il motto del centro sarà: “Incontro e riconciliazione: plasmando insieme un futuro di pace”. «I giovani bosniaci sono alla ricerca di modelli, di valori veri e di un futuro all’insegna della comprensione tra i diversi gruppi etnici – spiega il direttore del centro, padre Simo Marsic – Cattolici, ortodossi e musulmani devono imparare a costruire insieme questo futuro».

Il nome di Giovanni Paolo II ha un significato ben preciso: «Lo abbiamo scelto – continua padre Marsic – perché papa Wojtyla era un costruttore di ponti. Durante la GMG di Roma nel 2000 e poi a Banja Luka nel 2003, Giovanni Paolo II ha affidato il futuro del nostro paese ai nostri giovani e queste sue parole rappresentano la missione del nostro centro».

Oltre ai 500mila euro già donati per l'inizio dei lavori, abbiamo promesso 200mila euro per terminare i lavori di costruzione del Centro Giovanni Paolo II.

Aiutate anche voi questi giovani a costruire un futuro di pace! Fate un’offerta!