Pensa alle sorelle cristiane perseguitate: la storia di Sonia

Sonia Bibi: il coraggio di essere donna cristiana in Pakistan

Sonia Bibi era una giovane di 24 anni, la prima di cinque figli e punto di riferimento per la sua famiglia.

Lavorava come donna di servizio e ogni giorno prendeva sempre lo stesso autobus. Il 30 novembre 2020 era un giorno come tanti altri: si stava recando al lavoro ed era in attesa dell’arrivo del pullman alla fermata di Rawalpindi, città vicina ad Islamabad. Un uomo le si avvicinò e, senza alcun indugio, le sparò ferendola a morte.

Chi era quell’uomo? Perché le aveva sparato a sangue freddo?

Una libertà scomoda

Sonia era una giovane cristiana, un esempio di donna dalla fede incrollabile professata sempre con libertà e coraggio. Nei mesi precedenti la sua morte aveva respinto con fermezza un musulmano, Muhammad Shehzad, che le aveva chiesto di sposarlo e di convertirsi all'Islam.

Il giovane, incredulo e incapace di concepire i diritti di una donna cristiana, iniziò a minacciarla pesantemente: un’escalation di emozioni distorte arrivate al culmine in quel fatidico 30 novembre, giorno in cui la colpì a morte.

Un grido silenzioso

Un amore tossico quello di Muhammad, intriso di intolleranza religiosa e di mancato rispetto dei diritti delle donne, un mix letale che lo spinse a uccidere.

La morte di Sonia accende l’ennesima luce su una realtà allarmante: troppo spesso le giovani donne cristiane vengono rapite, violentate e costrette al matrimonio e alla conversione forzata.

La storia di questa giovane donna, il coraggio nel difendere i propri diritti e la propria fede cristiana, alimentano il grido silenzioso di migliaia di vittime innocenti, troppo spesso ignorato.

Cosa possiamo fare? 

Anche se vicende come quella di Sonia accadono a migliaia di chilometri da noi, ma non possiamo ignorarle. Sono tragedie che si verificano ogni giorno, sfuggendo troppo spesso all'attenzione dei media e del mondo. Donne innocenti, semplicemente perché cristiane, subiscono violenze atroci e discriminazioni inaccettabili. 

Per questo è importante diffondere la storia di Deborah e delle donne che come lei testimoniano la fede con la vita e altrettanto importante è contribuire concretamente per offrire loro una speranza, un rifugio e un aiuto vitale per proteggerle e dar loro conforto.