Le sfide per i cristiani di Cisgiordania e Gerusalemme

I cristiani residenti in Cisgiordania e Gerusalemme affrontano una situazione drammatica. Con la disoccupazione al 72% – un tasso senza precedenti nella storia della Terra Santa – la regione sta attraversando una crisi economica diffusa, lasciando numerose famiglie senza reddito a causa della totale paralisi del sistema economico - in particolare del settore del turismo religioso -, dei licenziamenti di massa e delle severe restrizioni alla libertà di movimento.
Si prevede che oltre 80.000 lavoratori indiani arriveranno nel Paese per ricoprire ruoli lavorativi un tempo occupati dai palestinesi. «Purtroppo il già precario rapporto di fiducia tra Israele e palestinesi è andato in pezzi, ed è improbabile che possa essere ripristinato nei prossimi decenni», dice ad Aiuto alla Chiesa che Soffre una fonte locale. «Ciò avrà un profondo effetto sulla comunità cristiana in Terra Santa».
La situazione economica non è l’unica sfida nella vita quotidiana di un cristiano palestinese. «Indossare una croce può metterti nei guai. A volte bisogna nascondere la propria identità in patria, per evitare problemi. La presenza nella zona di gruppi con elementi sempre più radicali rende la nostra situazione ancora più difficile. I cristiani sono intrappolati tra due fronti, una posizione particolarmente vulnerabile», conferma la fonte, riferendosi sia agli ebrei ultraortodossi che sia estremisti musulmani presenti in diverse parti della regione. A Gerusalemme si sono verificati ripetuti casi di abusi verbali rivolti a sacerdoti, religiosi o pellegrini cristiani, come il caso dei giovani che sputarono sull'abate benedettino della Chiesa della Dormizione, Nikodemus Schnabel, all'inizio di febbraio 2024.
In collaborazione con il Patriarcato Latino di Gerusalemme, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha realizzato programmi di riabilitazione e formazione professionale per aiutare i disoccupati, principalmente giovani e lavoratori provenienti da famiglie vulnerabili. Un totale di 62 persone hanno beneficiato della prima fase di questo programma.
ACS sta inoltre fornendo aiuti medici e umanitari di emergenza alle famiglie direttamente colpite dalla crisi economica in Cisgiordania e a Gerusalemme. Finora hanno beneficiato dell’assistenza della fondazione 862 famiglie, per un totale di 3.448 persone. Di tali famiglie, 602 hanno ricevuto sussidi alimentari e 122 aiuti sanitari sotto forma di medicinali o cure mediche. In altri 128 casi, sono stati distribuiti aiuti economici per pagare le bollette scadute, per evitare che siano private dei servizi essenziali. Del progetto hanno beneficiato anche le famiglie dei lavoratori migranti in situazioni molto vulnerabili.
Yousef, un 65enne che vive a Ramallah, è uno dei beneficiari. Ha perso il lavoro come operaio in Israele. Sua moglie lavora come donna delle pulizie ma guadagna appena il necessario per provvedere a Yousef e ai loro tre figli, che frequentano tutti l'università. Yousef ha problemi cardiaci sempre più gravi, e per questo ACS lo sostiene con l'acquisto dei farmaci necessari. Majdi abita a Betlemme e ha 60 anni. A causa della guerra ha perso il lavoro nel settore del turismo. Anche le sue due figlie hanno difficoltà: una ha il diabete mentre l'altra ha problemi finanziari da quando il marito ha perso il lavoro. ACS fornisce alla famiglia buoni pasto.
Michelin ha 52 anni. È separata e vive con i suoi tre figli in un piccolo appartamento a Gerusalemme, appartenente alla Custodia di Terra Santa. A causa della guerra ha perso il lavoro in un asilo nido. Anche una delle sue figlie ha perso il lavoro part-time in un albergo. Suo figlio è l'unico ancora in grado di lavorare come operaio in un albergo locale, ma guadagna troppo poco. La famiglia ha ricevuto fondi per contribuire a pagare le bollette scadute, nonché buoni pasto, ma la loro situazione rimane molto difficile.
Un ultimo esempio è Suleiman, padre di tre figli, che beneficia di buoni pasto e di sussidi per pagare le bollette. Lui e due dei suoi figli lavoravano come guardie di sicurezza in un hotel di lusso a Gerusalemme, ma sono stati licenziati come rappresaglia per gli attacchi del 7 ottobre. Da allora hanno gravi difficoltà ad alimentarsi. Il sostegno che ricevono da ACS è fondamentale per aiutare questa famiglia nel suo difficile percorso verso l’autosufficienza.