India: nel Manipur continuano a imperversare le violenze anticristiane

La situazione nello Stato di Manipur, in India, continua a destare grave preoccupazione, mentre infuria la violenza contro i cristiani e il numero delle chiese e degli edifici cristiani distrutti, già centinaia, continua a salire. Il Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay, il 9 luglio scorso ha pubblicato una breve nota spiegando che la situazione sta causando «ansia a tutti e sofferenza alla popolazione della zona». Fonti locali hanno accusato il partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP) di alimentare le violenze.

I violenti attacchi dei gruppi militanti Meitei hanno provocato l'incendio di interi villaggi, la morte di oltre 100 civili Kuki innocenti e la distruzione di chiese cattoliche e protestanti, comprese quelle appartenenti a Christian Meiteis, e possono essere descritti come un'aperta persecuzione contro i cristiani. Due esempi di distruzione di proprietà della Chiesa, di cui ACS ha avuto notizia, mostrano chiaramente la metodologia e le intenzioni degli aggressori.

Parrocchia di San Paolo
Il 3 maggio scorso, secondo un rapporto della diocesi di Imphal ricevuto da ACS, diversi attivisti di Meitei sono entrati nel Centro parrocchiale e di formazione pastorale di San Paolo, situato a Sangaiprou. «Verso le 20:30 è arrivata una folla che ha iniziato a distruggere la chiesa e le proprietà in essa contenute. I vetri delle finestre, le porte, l'interno della chiesa, le statue, i crocifissi, l'impianto audio, gli strumenti musicali e tutto ciò che era nella chiesa sono stati frantumati e l'altare dato alle fiamme». Le 46 persone che vivono nei locali sono state bloccate e costrette a esibire un documento d'identità per dimostrare che non vi fossero Kuki tra loro. «Dopo aver verificato la loro identità, hanno dato fuoco a una moto e se ne sono andati. L'incendio nella chiesa è stato controllato», si legge nel rapporto. 

Il 4 maggio la folla è tornata. «[V]erso le 14, sono entrati in chiesa, hanno prelevato le bombole del gas dalla cucina [...] e dopo aver ammucchiato tutti i banchi e gli oggetti di valore hanno distrutto, saccheggiato e incendiato sia la chiesa sia l'edificio del Centro di formazione pastorale», provocando la distruzione quasi totale della proprietà, non risparmiando nemmeno il bestiame. Secondo il rapporto ricevuto da ACS, «per tutto questo tempo non è stata garantita alcuna sicurezza», nonostante i ripetuti tentativi di raggiungere la polizia attraverso i numeri di emergenza.

Parrocchia Santissimo Redentore
La distruzione delle proprietà della Chiesa nella parrocchia del Santissimo Redentore, a Canchipur, è un altro esempio di come le forze di sicurezza abbiano mancato al loro dovere di proteggere gli innocenti durante le proteste nel Manipur. Intorno alle 20:30 del 3 maggio, «un gruppo di persone non identificate, armate di spranghe di ferro e bastoni, ha raggiunto la parrocchia e si è precipitato con forza attraverso i cancelli. C'erano tre o quattro agenti di polizia, ma non sono stati in grado di controllare la folla. Dopo aver sfondato le porte e le finestre [...] gli aggressori hanno appiccato il fuoco alla chiesa», si legge nello stesso rapporto. «Alle 22 è arrivata di nuovo una folla e il presbiterio della Parrocchia è stato scassinato e vandalizzato. Tutti i beni di valore, come computer e dispositivi elettronici, contanti, bombole di gas, ecc. sono stati saccheggiati e le stanze private dei sacerdoti e del personale sono state saccheggiate e distrutte». Gli aggressori sono tornati due volte prima del sorgere del sole minacciando il personale, rompendo finestre e saccheggiando l'auditorium e le aule prima di dare fuoco alla residenza per studenti bisognosi. Hanno fatto irruzione anche nel convento di Bethany e vi hanno saccheggiato tutti gli oggetti di valore.

ACS continua a monitorare da vicino la situazione ed è in contatto con le autorità della Chiesa locale per individuare il modo migliore e più rapido per fornire aiuti di emergenza ed alleviare le sofferenze delle vittime.